Mentre la politica litiga, il centro storico muore lentamente. Muore perché nessuno sta più tranquillo; perché c’è sporcizia, guano e degrado dappertutto; muore per la criminalità e la micro criminalità, ma sopratutto perché la politica non è capace di esplicitare una visione d’insieme per il suo sviluppo.
Negli anni se ne sono dette di tutti i colori su questo problema, ma è un fatto che ad oggi ci si ritrova comunque davanti a una situazione che ha dell’incredibile. Nemmeno la morte di Norveo Fedeli ha aperto gli occhi alla politica e alla maggioranza. E nemmeno l’aggressione del 13 ottobre a Giovanni Farina aprirà gli occhi a nessuno. Per una parte dell’attuale maggioranza la soluzione ci sarebbe ed è semplice, quasi scontata: militarizzare l’area e imporre regole che limitino le libertà personali e imprenditoriali (come le ordinanze contro il degrado o sulla movida). Il problema però è che tutto ciò sul piano pratico non porterà ad alcun risultato. Anche perché il coprifuoco e la tolleranza zero non faranno altro che far scappar via la gente, che lascerà dietro di sé solo una landa desolata. E d’altra parte è pur vero che se la malavita viene scacciata da una parte, poi si riversa in un’altra. Lo dimostra il caso Pratogiardino, dove la presenza massiccia dei militari non ha fatto altro che allontanare gli spacciatori da lì per farli andare appunto in centro.
A questo punto è chiaro che il problema non è lo spacciatore, ma il mercato che richiede la presenza dello spacciatore. E il mercato degli stupefacenti a Viterbo è fiorente. La richiesta viene da persone insospettabili: figli della Viterbo bene, che vestono Hogan e abiti all’ultima moda e che la sera vogliono concedersi una licenza sulla morale ordinaria. E’ un problema culturale a cui nessuna repressione potrà mai far fronte perché appena si “bonifica” il centro storico, questo mondo si sposta da un’altra parte della città. Discorso a parte va fatto sul giro della prostituzione, strettamente legato a quanto poc’anzi detto, che prolifica dentro le mura.
Problemi seri che non sono mai stati presi in considerazione dalla politica, che ha sempre preferito voltarsi dall’altra parte per non pestare quello o quell’altro piede. E’ su questo aspetto che manca veramente un piano perché la malavita è anche viterbese, come sta a testimoniare l’arresto di venerdì dei due giovanissimi ragazzi viterbesi che hanno aggredito e mandato in coma Giovanni Farina. Si punta sempre il dito contro gli altri, spesso gli extra comunitari, ma siamo sicuri che sia la strada giusta?