“Una sostanza devastante che porta gli assuntori a non controllare più i comportamenti umani. E’ anche chiamata la droga dei kamikaze perché utilizzata, durante il secondo conflitto mondiale, dai piloti giapponesi che dirigevano i propri aerei contro gli obiettivi nemici”.
Così il colonnello Andrea Antoniozzi ha descritto la shaboo, una droga poco conosciuta ma terrificante che stava per entrare nella piazza di spaccio viterbese. Ma grazie a una lunga attività di investigazione gli uomini dell’Arma hanno messo a segno un duro colpo, sgominando il traffico di questa sostanza. In manette agli arresti domiciliari sono finite cinque persone, tra cui una donna, altre undici sono state poste all’obbligo della firma. Sequestrati ottocento grammi di sostanza stupefacente. Questi sono i numeri dell’operazione Fac Simile condotta dai carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Ronciglione coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma.
A dare il via all’operazione, l’arresto in flagranza di una coppia di filippini fermata 10 mesi fa a Ronciglione con indosso banconote contraffatte e 10 grammi di shaboo. Da lì si è messa in moto l’attività investigativa che ha ricostruito la rete di spaccio messa in piedi da nigeriani, italiani e filippini che aveva l’intenzione di aprire un canale anche nella Tuscia. Tra le cinque misure cautelari emesse dal gip mancano all’appello due soggetti. Un primo sembra che sia stato già rimpatriato nelle Filippine, mentre un secondo è ancora irreperibile.
La shaboo è stata creata per la prima volta a fine ‘800 in alcuni laboratori giapponesi, poi si è presto diffusa in Thailandia e nelle Filippine, da cui proviene ancora oggi, eccetto rari laboratori nell’Est Europa. E proprio gli immigrati filippini che vivono in varie zone d’Italia ne sono diventati i principali consumatori, ma il mercato è in espansione come dimostrano gli arresti di oggi.