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Home » Politica » La paralisi del Pd fomenta l’iniziativa renziana

La paralisi del Pd fomenta l’iniziativa renziana

24 Settembre 2019

Renzi è in grado di occupare uno spazio più ampio – anche molto più ampio – di quello registrato in questi giorni dai sondaggi

Da ildomaniditalia.eu riprendiamo e pubblichiamo

di Cristian Coriolano

Ci si poteva attendere di più. I commentatori politici approfondiscono cause ed effetti della scissione, mentre il Pd appare anchilosato nel mettere a fuoco il problema che ne scaturisce. E per paura di svelare sentimenti inappropriati, la classe dirigente del Nazareno si arrocca nel suo “tiremm innanz”. Di Renzi si preferisce non parlare, come se la rimozione fosse la pietra miliare della ricostruzione del partito.

A parlare è stata Rosy Bindi, brevemente, ai margini della Direzione nazionale. Più che una dichiarazione, la ex pasionaria ha emesso un sibilo di raggelante esecrazione: di lui non si è mai fidata, quindi… “nessun sospiro di sollievo, ma nessuna sorpresa”. Forse è la frase che più riassume l’umore del partito dopo giorni di tensioni faticosamente controllate. Bisogna andare avanti, chissà se verso la salvezza o verso il patibolo, come fu per Amatore Sciesa (la cui battuta, eroica e sconsolata, ha fatto storia).

Renzi è in grado di occupare uno spazio più ampio – anche molto più ampio – di quello registrato in questi giorni dai sondaggi. Se inizia ad aggregare a destra, sfonda a sinistra. Sembra un paradosso, ma è così (vedi Macron). Fa bene a non invischiarsi nella logica pettegola del perché e del percome ha rotto con la Ditta: gli basta, in un certo senso, che tra ringhi e silenzi la Ditta si presenti come tale. Lo spettacolo di ieri, con una Direzione paralizzata al cospetto del pericolo, testimonia persino l’incombenza di un vago disarmo morale.

In queste condizioni, poco entusiasmanti per il Pd, la speranza legata a una scossa salutare si allontana. Nel migliore dei casi sembra di vedere l’ombra della “nuova sinistra” di Occhetto. Sappiamo come andò a finire nel 1994 con l’intervento inaspettato di Berlusconi. Stavolta il grimaldello che può far saltare tutto, cambiando bruscamente l’agenda della politica, è in mano a Renzi. Dovrebbe aprire, per vincere. E in più dovrebbe affiancare una dottrina, fresca ma vera, al suo spariglio. Fa bene, dunque, a titillare la coscienza profonda del Paese. Di certo, lungo questo tragitto non può che ritrovare il ricco sedimento di una storia alla quale, vuoi o non vuoi, i cattolici democratici hanno apposto il loro sigillo.

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