Non è cominciato nel migliore dei modi l’anno scolastico nella Tuscia. Mancano centinaia di insegnanti, circa 600. Altrettanti sono quelli di sostegno che devono essere individuati per alcune tipologia di alunni e studenti. Le segreterie stanno inviando le convocazioni, ma il lavoro e tanto e ci vorranno almeno tre o quattro settimana per normalizzare la situazione.
Sulla mancanza dei docenti di sostegno a Viterbo città interviene Luisa Ciambella, capogruppo del Pd. Va infatti detto che, oltre al sostegno per così dire ordinario, erogato dal Miur, esiste per talune patologie anche il sostegno che per legge deve garantire il Comune attraverso delle figure assimilabili agli operatori socio-assistenziali. Bene, a Viterbo sembra che l’amministrazione Arena non conosca il problema. O meglio: se lo conosce, ha fatto finta che non esiste. Di fatto, alle scuole è stata infatti garantita una quota di sostegno minima, il 20/25 per cento del fabbisogno, e non stati stanziati i fondi necessari a coprire i costi.
“Stiamo assistendo a un inizio di anno scolastico molto complicato – dice Luisa Ciambella – per tanti bambini e ragazzi e per le loro famiglie. Due le ragioni, la prima è di competenza del Comune di Viterbo e l’altra dello Stato. Mi giungono segnalazioni ormai da giorni: l’assistenza scolastica in continuità non è sempre garantita e spesso vengono tagliati fuori dal servizio proprio coloro che ne hanno più diritto. I motivi addotti sono sempre di natura burocratica, in realtà sono frutto di una grave sottovalutazione del problema, tipica dell’amministrazione Arena”.
Ma cosa è accaduto tecnicamente: “Sembra che la legge – spiega sempre la Ciambella – abbia stabilito che il compenso orario per questi insegnanti non sia più equiparato a quello degli operatori socio-sanitari, ma agli educatori, inserendo così un costo aggiuntivo per i Comuni, che però, diciamolo, introduce finalmente un elemento di equità per queste persone. Al momento Palazzo dei Priori ha risposto come sa rispondere: con l’improvvisazione, barcamenandosi goffamente e spiegando che la responsabilità non è del Comune ma di non meglio precisate forze oscure esterne e che i fondi che mancano per dare copertura al servizio sono stati chiesti alla ragioneria per eventuali variazioni di bilancio”.
“Allora – prosegue Luisa Ciambella – iniziamo a dire che le famiglie non possono aspettare l’inizio della scuola come è capitato e sta capitando per sapere che non avranno l’educatore in continuità. Non possono attendere con il cappello in mano gli eventi che investono gli enti locali. Non parliamo di cose, ma di persone. Di persone peraltro speciali. Mi viene da sorridere amaramente quando ascolto questi genitori riportare le più fantasiose delle informazioni ottenute più o meno ufficialmente. Se poi uniamo a ciò il fatto che le graduatorie del Miur degli insegnanti di sostegno sono esaurite e quindi a tuttora si vive nell’incertezza, emergono drammi umani di cui nessuno sente il peso. I problemi che oggi le amministrazioni locali si trovano a fronteggiare sono veramente difficili ma quelli di questa natura non possono essere affrontati superficialmente alla stregua degli altri. Rappresentano la priorità. Il Comune di Viterbo oggi è riuscito a dare una risposta solo al trenta per cento delle famiglie interessate. La questione rasenta l’indecenza per un Paese che si dice democratico e che deve garantire a tutti il diritto allo studio”.
Alla luce di tutto ciò Luisa Ciambella chiede “all’assessore Sberna e al sindaco Arena di convocare un tavolo istituzionale chiamando tutti i dirigenti scolastici della città e i vertici dell’Ufficio scolastico provinciale per approfondire l’entità del fenomeno e insieme dare risposte immediate interrompendo questo gioco dell’oca fatto sulle spalle dei nostri ragazzi migliori che non lo meritano”.