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Home » Opinioni » Le categorie politiche del novecento non servono più

Le categorie politiche del novecento non servono più

20 Agosto 2019

Riprendiamo e pubblichiamo da ildomaniditalia.eu

di Nino Labate

Caro direttore, caro Lucio,

sto seguendo con interesse e – come ben sai – con tanti dubbi il vostro dibattito sul futuro di “Rete Bianca”,  per un ritorno sulla scena politica di quello che voi definite “Centro moderato cattolico-democratico e popolare”. 

Succede che domenica 18 agosto mi sono incontrato casualmente su”La Stampa”,  con un articoletto di Letizia Tortorello, dedicato ad Augusto Del Noce: “Ritornare a Del Noce tra democrazia e cristianesimo” Te lo allego.

La Tortorello – che io non conosco – dimostra però di saperla lunga. E una volta persuasa che la “…rilettura di Del Noce è oggi più che mai urgente” per evitare rischi di nuovi totalitarismi, recensisce e riassume efficacemente in 10 righe un recente libro di Luca Del Pozzo (“Filosofia cristiana e politica in Augusto Del Noce”) con cui l’autore sostiene “…l’urgenza di una nuova stagione di un cattolicesimo politico italiano” .

Di primo acchito, sembrerebbe dunque la tesi cara a “Rete Bianca”, sostenuta dalle indubitabili convinzioni del buon Giorgio Merlo, suo indefesso e coriaceo  sostenitore.

Ma non è  così! 

Continuando a leggere la breve recensione, ci si può  accorgere che Del Pozzo si proietta in quella analisi che, con strumenti conoscitivi e di studio sicuramente più  modesti, io mi sono permesso di accennare tempo fa.

Essendo sprovveduto tralascio la “Metafisica civile” come sintesi di quel che Del Noce intendeva per  ri-cristianizzare la democrazia. La lascio a voi filosofi della politica. 

A me interessano le conclusioni. 

Secondo Del Pozzo, Del Noce “…spinge il lettore a porsi la domanda cruciale se l’Italia sia ancora un paese cattolico, e per cattolici maturi”, e sostenendoci dalle sue categorie, spinge a ” …chiederci quale sia oggi la ‘superideologia’ dominante dopo che abbiamo visto la destra separarsi dalla sua visione morale, e la sinistra abbandonare il suo obiettivo sociale” .

Con la sorprendente – e per me consolatoria – constatazione che “…gli schemi politici novecenteschi sono saltati”(sic!) .

Ricorderai, caro direttore, che con alcune mie divagazioni primaverili ed estive da te pubblicate mi sono permesso di proporre l’atroce dubbio che le categorie politiche spaziali e geometriche orizzontali novecentesche di Centro, Sinistra e Destra, sono superate dalla storia che viviamo; e che bisogna vivere l’oggi per guardare al futuro.

Alcuni amici di ex sinistra mi hanno rimproverato; molti amici di ex centro mi hanno invece detto di non essere precipitoso e di osservare con attenzione quel 40% degli aventi diritti al voto che rimane a casa in pantofole; qualche conoscente di ex destra mi ha detto che chi non pensa prima alla Patria e dopo agli “invasori” emigranti non può  essere di destra e che la destra a tutela della nostra nazione è ancora viva e utile.

Detto doverosamente ciò,  ho sostenuto che secondo me è  oggi meglio, molto meglio, trasferirsi cristianamente sulla geometria verticale: Alti e Bassi; Ricchi e poveri; Superiori e Inferiori; Eguali e disuguali; amici e nemici; grande Europa e piccolo paese; Italexit e Nord Italia, e via divagando, al posto di rimanere ancorati a quella orizzontale degli emicicli novecenteschi; mi sono permesso di divagare sulle “Identità” del passato viste come scatole chiuse e pie illusioni che ci portano fuori strada; mi sono permesso di supporre che il “cattolicesimo moderato” non è  cosa per noi, di forte formazione cattolico-democratica e popolare; ho ricordato che vietandoci e impedendoci da noi medesimi – ma dimenticando Sturzo – di osservare la società, studiarla, descriverla e quindi progettare “…Il domani”, è cosa cattiva e sbagliata.

Mentre invece scommettere sulla cultura e sulla formazione prima di affidarci ai desideri (pur legittimi ) suggeriti solo da una mera legge proporzionale, è  invece cosa buona e giusta. 

Un caro saluto.

N.B. Comprerò il libro.

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