Partito per menare, ha capito che rischia di prenderle lui. Motivo per cui Matteo Salvini adesso batte la ritirata, arrivando addirittura a negare di aver mai detto di voler staccare la spina al governo. Sembra la sceneggiatura di un romanzo d’appendice e invece è la realtà.
Messo sotto accusa anche all’interno del suo partito, è stato un Ferragosto amaro quello del leader della Lega, che, dopo l’ondata di insulti sui social lanciategli addosso dai militanti del Movimento 5 Stelle, sempre via social ha ricevuto, tra gli altri, bordate pesantissime dai vertici del movimento: il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e Alessandro Di Battista. Chi di spada ferisce, di spada perisce: la comunicazione sulla rete è una brutta bestia anche per chi la bestia credeva di dominare.
Ad affidarsi a Facebook nel giorno in cui i giornali sono stati tutti chiusi per la pausa ferragostana è stato, come detto, Conte, intervenuto sulla vicenda della Open Arms, la nave della ong spagnola che da 14 giorni si trova in mare aperto con 147 migranti a bordo. Poco prima il ministro della difesa Elisabetta Trenta aveva deciso di non firmare il nuovo decreto del ministro degli interni per bloccarne l’attracco in terra italiana: “Non dobbiamo mai dimenticare – parole della Trenta – che dietro le polemiche di questi giorni ci sono bambini e ragazzi che hanno sofferto violenze e abusi di ogni tipo. La politica non può mai perdere l’umanità. Per questo non ho firmato”.
“Il tema dell’immigrazione – parole di Conte – è complesso. Va affrontato con una politica di ampio respiro, come ho provato a fare sin dal primo Consiglio europeo al quale ho partecipato, a fine giugno 2018, evitando di lasciarci schiacciare dai singoli casi emergenziali. (…) Mi batterò sino all’ultimo giorno perché si affermi un meccanismo europeo, da applicare in via pressoché automatica, per operare una redistribuzione che veda tutti i Paesi dell’Unione pienamente coinvolti, in modo da evitare che i Paesi di primo sbarco, come l’Italia, siano abbandonati a se stessi. (…) La tua foga politica e l’ansia di comunicare, tuttavia, ti hanno indotto spesso a operare slabbrature istituzionali, che a tratti sono diventati veri e propri strappi istituzionali. (…) Il consenso politico a cui ogni leader politico aspira si nutre della fiducia degli elettori. Ma se non alimentiamo la fiducia dei cittadini nelle istituzioni pubbliche si crea un cortocircuito e alla fine prevalgono rabbia e disaffezione. Dobbiamo tutti operare per riconoscere piena dignità alle istituzioni che rappresentiamo, nel segno della leale collaborazione. Hai alle spalle e davanti una lunga carriera politica. Molti l’associano al potere. Io l’associo a una enorme responsabilità”.
Di Battista è invece intervenuto dopo che Salvini, preso in contropiede da Conte e spiazzato dalle critiche che gli arrivano da tutto il Paese – mentre sullo sfondo sembra delinearsi una nuova maggioranza che relegherebbe la Lega all’opposizione per quattro anni – ha detto di essere disponibile a un maxi rimpasto nel governo per proseguire con il M5S: “Il ministro del tradimento – ha commentato Di Battista – inizia a dare cenni di pentimento. Infatti ha appena dichiarato: ‘Non ho mai detto a Conte di voler staccare la spina al governo’. Forse gli sta passando l’hangover provocato dalla settimana ‘papeetiana’ o forse una serie di ministri leghisti ai quali aveva promesso scatti di carriera, potere assoluto e mesi di open bar iniziano a lamentarsi. C’è il rischio che perdano la poltrona e stanno tutti in fibrillazione. Oltretutto pare che il ‘suocero’ Verdini sia stato avvistato in un ristorante romano con i capigruppo della Lega Nord di Camera e Senato (che brutta fine) a parlar di strategia politica e di conservazione del potere ad ogni costo. Salvini ha tradito, ha creato disordine e adesso non sa che fare. Altro che uomo forte al comando”.