Ogni anno a Viterbo, per Ferragosto, è la stessa storia. Tutto chiuso, guai a cercare un bar o un ristorante aperti. Quelli che non abbassano le saracinesche si contano sul dito di una mano. E’ per questo che quest’anno Palazzo dei Priori cerca di correre ai ripari, chiedendo agli esercenti del centro di fare uno sforzo per garantire i servizi essenziali sia per i residenti che per i turisti. L’idea è di far in modo di convincere alcuni a restare aperti, tramite una sorta di programmazione delle ferie.
Bar, ristoranti, trattorie, pizzerie, paninoteche, birrerie e caffetterie dovranno perciò comunicare i turni che hanno intenzione di effettuare nel periodo che va dal 9 al 25 agosto. “Le comunicazioni – si legge in un avviso ad hoc appena pubblicato – saranno valutate dal Comune, al fine dell’emanazione delle conseguenti determinazioni volte a garantire idonei livelli di servizi all’utenza. Qualora, in base a detta valutazione, tali livelli non siano assicurati, le variazioni ai turni di chiusura verranno comunicate ai gestori. Coloro che non presenteranno la suddetta comunicazione non potranno usufruire di ferie nel periodo indicato”.
“Già lo scorso anno – spiega l’assessore Alessia Mancini – avevamo avviato un percorso di mappatura tra le varie attività aperte nel periodo a ridosso di Ferragosto, ma i tempi erano stretti. Quest’anno ci stiamo muovendo con i tempi giusti, soprattutto utili per intervenire in caso di chiusura massiccia da parte degli esercizi di somministrazione”.
La misura mira insomma ad evitare la desertificazione della città nel periodo più caldo dell’anno: peccato che arrivi da una giunta che, imponendo il coprifuoco notturno dei locali del centro storico e limitando in modo repressivo la somministrazione degli alcolici, abbia ben poco agevolato quegli esercizi a cui oggi fa appello. Come dire: con gli esercenti andrebbe avviato un dialogo a 360 gradi. I provvedimenti spot non servono a nessuno.