La città sembra una giungla, ma invece di provvedere alla cura del verde come dovrebbe, il Comune minaccia sanzioni contro i viterbesi che non tengono puliti dalle erbacce i propri terreni.
Ci sarebbe da ridere per non piangere, invece è tutto scritto in un’ordinanza firmata dal sindaco il 26 maggio. In realtà, va sottolineato, il provvedimento in sé appare più che motivato: si tratta infatti di ridurre o azzerare il rischio incendi nel periodo che va dal 15 maggio al 30 settembre – definito tecnicamente “periodo di grave pericolosità” – nei boschi che confinano con il centro abitato e nei terreni che si trovino a ridosso di queste aree o delle linee ferroviarie. Quello che stona semmai è il pulpito dal quale viene la predica. Ricordiamo per i più distratti che i contratti per lo sflacio dell’erba a Viterbo sono scaduti a metà aprile e il Comune non li ha ancora rinnovati. Nel frattempo si procede, quando proprio non si può più fare a meno, con piccoli affidamenti diretti che risolvono poco e niente del problema con il quale devono convivere i residenti.
Ma cosa dice l’ordinanza? Oltre a vietare che vengano bruciate le stoppie, stabilisce che enti e privati che possiedono terreni incolti o comunque abbandonati o aree a verde siano obbligati a “tenere costantemente sgombri gli stessi da qualsiasi vegetazione infestante per tutto il periodo di grave pericolosità”. Inoltre “è fatto obbligo ai possessori a qualsiasi titolo di terreni coltivati o tenuti a pascolo o incolti, adiacenti le linee ferroviarie, durante tutto il periodo di grave pericolosità di tenere sgombri tali terreni, fino a 20 metri dal confine ferroviario, da covoni di grano, erbe secche e da ogni altra materia combustibile; se tali terreni sono coltivati a cereali, i possessori sono tenuti a circoscrivere l’intero fondo coltivato, appena mietuto, con una striscia di terreno solcato dall’aratro e larga non meno di 20 metri che dovrà essere costantemente tenuta priva di seccume vegetale”. Per i trasgressori – conclude l’ordinanza – saranno applicate le sanzioni previste dalla legge.
La domanda a questo punto è solo una: come può apparire credibile agli occhi dei cittadini il Comune che pretende di applicare regole che lui stesso sembra non rispettare per primo?