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Home » Politica » “La Talete non è sostenibile per i cittadini del Viterbese”

“La Talete non è sostenibile per i cittadini del Viterbese”

20 Maggio 2019

Da Bengasi Battisti riceviamo e pubblichiamo

Se si vuole garantire il diritto di accesso all’acqua quale bene indispensabile per la vita di ogni Cittadino è necessario rivedere il modello di gestione nel viterbese.

Acqua pubblica perché lo scopo della gestione di un bene così importante per il futuro della Comunità non può essere gestito con esclusive logiche di profitto.

Acqua pubblica perché solo così sarà possibile suddividere il nostro territorio in bacini idrografici dove sarà possibile applicare esclusivamente logiche di salvaguardia delle fonti, distribuzione razionale e tutela dei bacini idrici.

Acqua fuori dal mercato perché è insostenibile fondare la fornitura di un diritto inalienabile esclusivamente sulla tariffa e scaricare tutti i costi sugli utenti.

È necessario ridiscutere la forma di gestione del bene acqua e chiudere l’esperienza della Talete.

È ormai indispensabile passare a una forma di gestione consortile e partecipata dalle comunità perché solo in questo modo si può dare il necessario sostegno, anche attraverso il ricorso alla fiscalità generale, a quelle realtà considerate più deboli, in quanto impossibilitate, perché poco popolate, a depurare e rendere potabili le acque.

La nostra Tuscia, in particolare, è svantaggiata per il rapporto tra lunghezza delle reti e popolazione.

La nostra provincia infatti ha bisogno di aiuti. Questo perché la sua acqua necessita di essere depurata dal dannoso arsenico e tutti i relativi costi non possono essere esclusivamente sopportati dalle famiglie, soprattutto in un periodo come questo connotato da grandi e diffuse difficoltà economiche.

I cittadini che hanno detto sì al referendum per l’acqua pubblica chiedevano proprio questo. E lo chiedevano, e lo chiedono ancora oggi, con coraggio e coerenza. La politica pertanto dovrebbe dare una risposta, anche a Viterbo.

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