Una bufala. In provincia di Viterbo non c’è nessuna invasione di noccioleti. Di più: non ci sono proprio nuovi noccioleti rispetto a quelli già esistenti.
Lo sostiene il direttore di Coldiretti Alberto Frau – ma visto il pulpito, non poteva essere diversamente – in base alle domande presentate dagli agricoltori per la campagna Pac 2019, giunta quasi a conclusione, e all’esame dell’aggiornamento dei fascicoli aziendali. Frau fa una panoramica sulle diverse coltivazioni presenti nella Tuscia.
“Quasi totalmente assenti nuovi impianti di nocciolo – dice – anzi praticamente non registrati, cosa che evidenzia una strumentalizzazione esclusivamente politica delle notizie su un fantomatico pericolo monocultura, totalmente inesistente ed anzi, possiamo dire dai dati ufficiali, una vera e propria bufala a tutti gli effetti (gli ultimi impianti risalgono ormai a uno/due anni fa), scaturita da scarse conoscenze agronomiche o da interessi di altro tipo”.
Il direttore di Coldiretti Viterbo affronta anche l’argomento fitofarmaci e diserbanti: “Miglioramenti importanti e significativi sulla qualità dell’aria e del Lago di Vico in particolare, denotano una sempre maggiore attenzione degli agricoltori alle problematiche ambientali e una rivoluzione nell’utilizzo dei prodotti di sintesi, sempre più limitata nelle quantità e nei metodi di utilizzo mirati e moderati, nel segno di una rivoluzione green che ormai vede l’agricoltura in prima linea nella salvaguardia ambientale”.
Coldiretti Viterbo ha lavorato quest’anno ben 75.000 ha di superficie grafica, attraverso le sue dieci unità operative locali situate a Viterbo, Montefiascone, Tuscania, Tarquinia, Vetralla, Vignanello/Corchiano, Civita Castellana, Canino, Acquapendente, Caprarola e relativi recapiti dislocati in tutti i comuni della Tuscia.
“Siamo ormai al 95% delle superfici lavorate – precisa sempre il direttore dell’associazione di categoria – ed è dunque possibile fare un quadro molto dettagliato di quella che è la reale situazione agricola della provincia, che vede sostanzialmente una ripartizione colturale veramente molto simile a quella dello scorso anno; le superfici investite a cereali sono praticamente le medesime e si continua a puntare sul grano, con addirittura qualche margine di crescita, cosa che evidenzia fiducia in quello che sarà il mercato, anche in considerazione dei numerosi ultimi scandali che hanno colpito le granaglie provenienti dall’estero, facendo decidere alle grandi industrie di puntare sempre più su un prodotto nazionale. E rimane costante anche la foraggicoltura ad uso zootecnico, che non ha sostanzialmente tolto superfici alle colture cerealicole, situazione che si paventava ad inizio campagna, e che delinea la ferma volontà degli allevatori di proseguire nell’attività zootecnica, segno che le problematiche sarde, che tanto hanno scaldato i cuori degli allevatori ovicaprini e di chi gettava timori in campo, hanno toccato poco e marginalmente gli allevamenti viterbesi, ben difesi dalle politiche economico-sindacali territoriali, se non per particolari casi legati puntualmente a politiche di mercato esercitate da determinate strutture economiche presenti sul territorio. Nella Maremma sono iniziati timidamente i primi impianti di mandorli, mentre l’olivicoltura sta aumentando a discapito dei vigneti, anche se in modo molto contenuto”.
Costante infine la coltura della patata nell’alta Tuscia e delle ortive nella zona litoranea.