La Pasqua è appena passata, ma si può dire lo stesso che nel dibattito pro o contro la coltivazione intensiva delle nocciole il presidente della Provincia abbia assunto la posizione di Ponzio Pilato: se ne è semplicemente lavato le mani.
Mentre i sindaci del sud e del Nord della Tuscia se le dicono di tutti i colori (per i primi le nocchie rappresentano una risorsa, mentre per gli altri una minaccia), mentre i cittadini vengono a conoscenza di studi sempre più preoccupanti sugli effetti causati all’ambiente e alla salute delle persone dall’uso in agricoltura di sostanze chimiche, mentre il prefetto – allarmato per il vedersi formare di due schieramenti decisamente ostili uno nei confronti dell’altro – convoca gli stati generali sui pesticidi, mentre avviene tutto questo, dicevano, Nocchi non ha detto mezza parola come presidente della Provincia per cercare di mettere tutti intorno a un tavolo: per fare da mediatore, approfondire le ragioni di ognuno e vedere di arrivare a una sintesi.
Su queste tematiche il sindaco di Capranica si è nascosto già altre volte sostenendo che l’agricoltura, come settore, faccia ormai riferimento alla Regione. Vero, ma la Provincia ha ancora competenze sulla tutela del paesaggio e dell’ambiente. In altre occasioni, invece, ha dato la colpa alla burocrazia: a chi chiedeva di convocare un consiglio provinciale aperto sulla questione della monocoltura, Nocchi ha risposto che la Provincia può attivarsi solo dietro richieste eseguite secondo i canali ufficiali. Insomma, la rava e la fava.
In tutto questo Nocchi sembra più impegnato a tessere inciuci per continuare a governare, che a fare ciò che si aspetterebbero i cittadini da chi occupa la sua posizione.