Il problema non solo le regole per l’assegnazione delle case popolari, ma la mancanza di alloggi.
Asia Usb, il sindacato inquilini di Viterbo, risponde così ai consiglieri della Lega che chiedono nuovi requisiti per gli stranieri che vogliono accedere alle graduatorie. Tra questi un certificato ufficiale che attesti che la persona interessata non possieda nel Paese di origine un’altra abitazione. E non più una semplice autocertificazione come avviene ora.
“Un’operazione alquanto complicata – spiega subito Elisa Bianchini di Asia –. In alcuni di questi Paesi non esiste neanche un catasto e in altri ci sono conflitti in corso. A chi dovrebbero rivolgersi per avere ottenere il certificato che gli chiede il Comune di Viterbo?”.
Bianchini afferma che in realtà la questione è più complessa di come viene presentata: “Lo slogan ‘prima gli italiani’ è solo fine a se stesso. Forse è utile a racimolare un po’ di voti in vista di qualche appuntamento elettorale. Ma alla fine non risolve niente. Il problema vero, invece, è che l’edilizia pubblica in Italia è ferma da anni. Lo Stato e le amministrazioni locali non investono più e gli alloggi esistenti si trovano in un grave stato di degrado. Tra il capoluogo e la provincia di Viterbo l’Ater ne possiede 4mila, ma di questi il 95 per cento è già assegnato. Altri non sono abitabili perché andrebbero ristrutturati”.
Bisogna costruire nuove case popolari? “No – rispondono sempre da Asia Usb – siamo contrari a nuovo cemento. La soluzione consisterebbe nel recupero di immobili pubblici abbandonati, anche con destinazioni d’uso diverso rispetto a quello abitativo, ma che a tale scopo potrebbero essere riconverti, come avviene già in alcune città. In due parole: ristrutturare e recuperare l’esistente”.
Il sindacato inquilini ha una risposta anche su dove andrebbero presi i soldi. “Le risorse ci sono, sono ferme da anni in Regione per motivazioni burocratiche che non si spiegano. Parliamo di 200 milioni del fondo ex Gescal che potrebbero essere sfruttati subito a questo scopo. Lo diciamo da anni. Ater, Comune e sindacato dovrebbe fare pressione affinché si arrivi a sbloccare questa situazione”.
“Chi amministra un Comune – conclude Elisa Bianchini – sa bene che un cambiamento nelle modalità di accesso non cambierebbe la situazione, non avvantaggerebbe gli italiani e non comporterebbe nessun beneficio agli inquilini. Da parte nostra massima disponibilità nel collaborare per soluzioni concrete”.