Si sosterrà che anche la Fiera dell’Annunziata non è più quella di una volta. Tanto si dice sempre così. Epperò, a ben guardare, le nuove generazioni appaiono meno legate a questa tradizione che a Viterbo, come nel resto del Paese, affonda le radici nella civiltà contadina e, come dice il nome, nel sentimento religioso del popolo italiano. Il fatto è che, venendo sempre meno l’attaccamento a certi valori, diminuisce di pari passo la partecipazione affettiva e fattuale alle manifestazioni in cui essi si rispecchiano.
E così anche ieri tanta gente per le strade della città, soprattutto nel pomeriggio, dopo una mattinata alquanto fiacca, ma meno rispetto al passato. Da considerare però che era lunedì e molti avevano altro da fare. Pure le bancarelle sono state in numero inferiore anche se, come sempre, non sono mancati i pezzi forti di questo tipo di mercato, a cominciare dall’immancabile porchetta.
C’è una tradizione tuttavia che resiste in occasione di questa kermesse: quella di acquistare cedri da portare a casa per consumare nei modi più svariati a seconda dei gusti di ognuno. Nelle famiglie viterbesi doc il 25 marzo i cedri non possono mancare. E chissà se l’usanza derivi dal profumo primaverile che essi emanano, sancendo il passaggio dalla stagione fredda a quella più mite. E sì perché i cedri non sono agrumi come tutti gli altri che si consumano quando le temperature scendono sotto zero: già dal colore sprigionano un non so che di estivo. Sole, mare e laghi.
Una delle ricette che vanno per la maggiore a Viterbo consiste nel consumarli conditi a mo’ di insalata con olio e sale. Alcuni, la maggior parte, li servono da soli, e sono buonissimi. Altri invece li accompagnano alle arance e addirittura alle cipolle. I cedri vengono sbucciati e tagliati in fettine molto sottili, quindi allo steso modo vengono trattate le cipolle e le arance. Si aggiunge un po’ di peperoncino e si mettono olio, sale e prezzemolo. Oppure olio, sale e pepe. Buona primavera a tutti.