
Associazioni, comitati, gruppi di persone: si fa sempre più esteso il fronte che si batte contro l’espansione della monocoltura della nocciola, nella provincia di Viterbo e anche oltre. Dai Cimini al comprensorio del lago di Bolsena, fino all’Alfina e all’Orvietano. Ma la presenza di nuovi noccioleti viene segnalata anche in vaste aree della Maremma, zone non propriamente vocate a questo tipo di produzione.
Per riunire queste voci, per raccogliere dati e esperienze la Rete Interregionale Protezione Ambiente ha organizzato il 16 marzo alle ore 10 un incontro pubblico presso il Palazzo dei Sette, a Orvieto. Lo spazio dedicato a quanto sta avvenendo nella Tuscia sarà molto ampio. Sono previsti, tra gli altri, gli interventi del presidente del Bio-distretto della Via Amerina e delle Forre Famiano Crucianelli, della dottoressa Antonella Litta dell’associazione “Medici per l’ambiente”, di rappresentanti dell’associazione “Lago di Bolsena” e di docenti.
Spiegano gli organizzatori: “Si parla molto in questi mesi della monocoltura intensiva dei noccioli, che sta colonizzando il territorio Orvietano, dell’Alta Tuscia e parte della Maremma Toscana. Il progetto nocciole ha ottenuto il sostegno delle nostre Regioni, delle associazioni di categoria ed addirittura dei Piani di Sviluppo Rurale europei. Molti cittadini, agricoltori ed associazioni hanno invece sollevato dei dubbi sulle conseguenze e sugli impatti ambientali, economici e sociali che tali trasformazioni possono avere sul nostro territorio”.
Il titolo dell’incontro è: “I noccioli del problema – Gli impatti delle monocolture intensive tra Alfina, Orvietano e Tuscia”.

Il convegno della mattina avrà due parti. Durante la prima si affronterà il tema “Impatti ambientali, sociali ed economici: il bene di pochi e il male di molti” con la finalità di promuovere conoscenza scientifica in merito all’impatto che la monocoltura delle nocciole avrà sul comprensorio a cavallo delle tre regioni. In tal senso andranno gli interventi di Famiano Crucianelli, che porterà testimonianza dei progetti da tempo avviati dal Bio-distretto in stretta collaborazione con le amministrazioni comunali; della dottoressa Antonella Litta che darà memoria del precedente che viene dal territorio del Lago di Vico, “mortalmente colpito dalla coltura intensiva dei noccioli”; dell’ingegnere Piero Bruni, dell’associazione Lago di Bolsena, in qualità di esperto del tema dell’acqua e del delicato sistema idrogeologico tra altopiano dell’Alfina e lago di Bolsena; della dottoressa Maria Nicolina Ripa, dell’Università della Tuscia, che evidenzierà le modificazioni di uso del suolo avvenute negli ultimi anni nel Viterbese.
La seconda parte del convegno si focalizzerà invece sul tema “Il Territorio: un bene di tutti”, a partire dall’intervento di Haring Friedrich, che racconterà l’esperienza di Malles (Alto Adige), dove la popolazione ha bandito i pesticidi tramite referendum; poi Marco Lauteri, del Cnr-Iret di Porano, che parlerà della necessità, confermata di recente dalla Fao, di arginare la perdita di biodiversità cercando un nuovo rapporto tra territorio ed agricoltura; quindi Gabriele Antoniella, forestale, abitante dell’Alfina, che porterà la voce del Comitato Quattro Strade che si è battuto da subito contro l’invasione della coricoltura sull’altopiano; infine la voce delle realtà contadine che, da anni, si stanno sviluppando con successo nel territorio basandosi su qualità, tipicità, multifunzionalità e biodiversità come risorsa, non come pericolo.
A separare e al contempo unire le due parti del convegno sarà la proiezione dell’intervista realizzata appositamente per l’occasione a Stefano Mancuso, scienziato di prestigio mondiale e, tra le altre cose, direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale, “a cui daremo la parola – dicono sempre gli organizzatori – per definire un nuovo, rispettoso modo di relazionarci con il vivente, distante dalla pratica di sfruttamento dell’agroindustria colonizzatrice”.
Dopo il buffet offerto da alcune aziende agricole locali, a partire dalle 14.00 in piazza del Popolo si svolgerà il mercato dei produttori e delle associazioni locali: un’occasione per incontrare alcune tra le citate numerose realtà contadine che garantiscono, ancora oggi, un margine di autonomia alimentare a chi abita questo territorio.
Alle 18.00, infine, per festeggiare questo primo appuntamento di mobilitazione cittadina con la musica della Banda del Comitato, di Katirre e La Compagnia de la Panatellae, in chiusura, La Tresca.
“La diffusione su larga scala di noccioleti intensivi nelle nostre terre – continua la nota della Rete Interregionale Protezione Ambiente – è un comprovato pericolo ambientale, sociale ed economico che comporta:
- inquinamento di acqua, suolo e aria a danno di flora, fauna e popolazione locale;
- grande consumo della preziosa risorsa acqua;
- perdita di biodiversità locale;
- incremento della dipendenza degli agricoltori dalla geopolitica dei prezzi dell’agroindustria, con relativa mancanza di valorizzazione deilavori svolti e conseguente impoverimento economico, culturale e identitario;
- perdita esponenziale di attrattiva turistica del territorio;
- abbassamento del valore degli immobili.
L’intento della Rete promotrice del convegno non è tuttavia semplicemente ottenere divieti, quanto piuttosto sottolineare che il nocciolo, così come la vite e l’olivo, si presta a varie forme di allevamento che ben si possono sposare con un’agricoltura nuova, in cui la produzione e la sostenibilità ambientale sono integrati in una relazione più complessa, multifunzionale, biodiversa e resiliente, e non fragile e monocolturale. Partendo dalla questione noccioleti intensivi, l’intento della Rete promotrice è affrontare lo sviluppo locale con un nuovo senso di comunità, tra cittadini e istituzioni, mettendo al centro del villaggio quell’agricoltura nuova, perché porti ad un pluralismo ecologico e sociale, ad un’economia sana e giusta”.