Da alcuni giorni, da lontano, leggiamo fatti ed atti che riguardano la nostra amata terra che, per il loro tenore e la loro rilevanza, ci feriscono molto. E’ per questo che ci piace prendere a prestito le parole del Foscolo “… Vagante. Armate esuli larve, ombre vaganti di combattenti insepolti…” che, in modo così profondo e chiaro, definiscono l’esule. Ben si inquadra la figura dell’esule foscoliano, esule larva, ombra vagante, combattente insepolto. Un ineluttabile spaccato di colui che guarda la sua terra che muore in mano ad indigeni con tanti vizi e ben poche virtù e pur tuttavia è costretto a stare lontano e mirare senza nulla poter fare per cambiare un destino segnato. Rimane combattente insepolto, l’esule, ma poco può rispetto ad indigeni la cui cultura è solo un soffio labile di vento di scirocco che viene spazzato via dalla maestosa ed imponente tramontana che soffia superba e pregna di un freddo che inonda animi e cuori.
Viterbo, la nostra amata e meravigliosa città. Albergo di meraviglie della natura che vanno da risorse naturali citate persino dal Divino Dante che per l’inerzia degli indigeni sono quotidianamente disperse, dai meravigliosi boschi di castagno immondamente inquinati da contadini ingordi e di meravigliosi merli medievali che da millenni si destreggiano e rimangono fieri in luoghi nei quali, molti degli abitanti, specie quelli che meglio dovrebbero rappresentare la loro fierezza si perdono in biechi giochini di potere che gli consentono di esercitare la sacra modalità rappresentativa elettorale attraverso l’utilizzo di nefandezze e bassezze di ogni ordine e grado che vanno dai compromessi ignobili per acquisire voti, all’utilizzo improprio di potere acquisito per esercitare i propri bassi interessi fino alle spiate ed ai sotterfugi fatti ai potenti al fine di ottenere vendette perché si ritiene di aver avuto uno sgarbo e non si è capaci di far valere le proprie eventuali ragioni nelle sedi opportune siano esse civili assemblee del popolo ovvero sedi legalmente riconosciute.
L’esule guarda da lontano e grida ai propri concittadini: risvegliatevi, non dovete e non potete essere costretti a scappare per essere apprezzati altrove siete degni di tutta l’ammirazione di chi, pur essendo altrove rispetta ed ammira la vostra scelta di rimanere a combattere da indigeni una durissima battaglia di identità al fianco di coloro che istituzionalmente lo fanno e soprattutto contro tutti coloro che gestiscono quello che loro ritengono essere il potere del sotterfugio e della cattiva gestio in nome di questa o quella vendetta che, prima o poi, colpisce anche loro stessi e tutti coloro che con essi sono schierati.
Risorgete, risorgete, risorgete, in caso contrario il nostro resterà solo un inutile lamento.
Un esule