La Asl – scrivono, nelle loro pagine Facebook, taluni sindaci interessati dallo smantellamento dei pronto soccorso (anche definiti punti di primo intervento) di Ronciglione e Montefiascone – sarebbe disposta a trattare. Si dice cioè che alla fine, a fronte delle proteste della gente e di alcuni rappresentanti del mondo politico (Pd moderato e Lega ad esempio), culminate a Ronciglione con la nascita di un comitato civico a difesa dell’ex ospedale, qualcosa la Cittadella potrebbe pure concederla. Loro – i sindaci di Ronciglione e Montefiascone – però vogliono che gli ambulatori restino aperti anche di notte. E qui viene il bello. Su questo punto non sembra che la Asl sia favorevole. Vedremo.
Per cui, a fronte di queste promesse, è meglio non fidarsi. E infatti non sfugge a nessuno che il particolare periodo pre-elettorale che vive la Regione Lazio, in funzione delle primarie per il rinnovo della segreteria nazionale del Pd in cui è candidato Zingaretti, potrebbe in questa fase produrre delle tiepide aperture. Ma poi? In seguito, cosa succederà? Dunque, non ci si può assolutamente ritenere soddisfatti delle generiche promesse che vengono prospettate agli utenti dei due ex ospedali. Per salvare i quali servono atti ben più radicali e concreti, a cominciare dal riconoscimento formale, da parte della Regione, della particolarità o singolarità dei presidi in questione. I quali, servendo un territorio molto vasto non vicinissimo a Belcolle e fungendo da valvola di sfogo del congestionato pronto soccorso di Viterbo, potrebbero tranquillamente restare aperti indipendentemente dalle linee guida del ministero che parlano di 6000 accessi l’anno come condizione per non chiuderli.
La Regione ha in definitiva un ampia discrezionalità in materia, non lasciatevi prendere in giro. D’altro canto, che fine ha fatto Panunzi? Perché non si fa più vedere? Perché non interviene su un argomento tanto delicato? Signori, è arrivato il momento di farsi delle domande e di darsi delle risposte.