E alla fine la giunta farà marcia indietro. Il Museo civico non sarà ceduto al miglior offerente, nel senso che – come ha annunciato il sindaco Arena – sarà revocata la delibera, approvata il 7 gennaio, con la quale il primo cittadino e i suoi assessori avevano manifestato l’intenzione di andare alla ricerca di un soggetto esterno a cui affidare le collezioni del “Rossi Danielli”, stante la difficoltà di Palazzo dei Priori nel tenerlo aperto e di metterlo a reddito.
A parte che già il solo dire che una struttura culturale va messa a reddito equivale, per una qualsiasi amministrazione pubblica, ad una resa rispetto ai suoi compiti istituzionali e quindi ad una dichiarazione di manifesta incapacità, nel caso del Museo è di tutta evidenza che l’enunciazione di un tal principio avrebbe significato esporre il nome di Viterbo al pubblico ludibrio. Ve lo immaginate che figura avrebbe fatto la città se la notizia fosse trapelata oltre le mura?
A sollevare il caso, e quindi a rimettere la giunta sulla “retta via” (eufemismo), è stato il capogruppo del Pd in Consiglio comunale Luisa Ciambella, inorridita per la decisione presa dalla spensierata compagnia che occupa le stanze di Palazzo dei Priori dal giugno scorso. Prendendo la parola in aula, la scorsa settimana, l’ex vice sindaco non ha risparmiato critiche ferocissime all’indirizzo di Arena & C., chiedendogli espressamente di revocare la vergognosa delibera. Si sono poi accodati anche l’ex sindaco Giulio Marini e il consigliere comunale di Forza Italia Fabrizio Purchiaroni. Assente l’assessore alla cultura De Carolis (sembra che l’idea sia partita proprio da Fratelli d’Italia), il sindaco non ha potuto che prendere atto della situazione e ingranare la retromarcia. Con buon pace del dirigente Luigi Celestini, vera anima nera da parecchio tempo a questa parte (prima stava in Provincia, ora in Comune) di tutte le nefaste scelte prese a Viterbo nel campo culturale.