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Home » Opinioni » IL DOROTEO ASTORRE ALLA IMPROBABILE CONQUISTA DEL PD

IL DOROTEO ASTORRE ALLA IMPROBABILE CONQUISTA DEL PD

29 Ottobre 2018

di Romano Contromano

Oggi Bruno Astorre, nella incerta geografia del Pd, è il più a sinistra dei candidati alla segreteria regionale. Espressione di Zingaretti, mette la sua storia di democristiano al servizio della “restaurazione rossa” del Presidente della Regione. C’è coerenza in questa posizione?

La domanda può essere sfuggente. Astorre, politicamente, è figlio di Severino Lavagnini; questi, a sua volta, lo era di Ruggero Villa. È la storia, in sostanza, di una enclave dorotea nel grande mare andreottiano di Roma e del Lazio. Villa e Lavagnini erano di Monte Compatri, Astorre è cresciuto a Colonna – a pochi chilometri di distanza – dove ha fatto giovanissimo il consigliere comunale. Cresciuto dunque alla selezionata scuola dorotea dei Castelli – nel sangue il potere come anima della politica – ha nel tempo affinato la capacità di adattamento che in essa si apprendeva.

Astorre, vivo Lavagnini, è stato come un Giona senza profezia, accoccolato nella pancia della balena (bianca). Di quella esperienza ha fatto il suo paradigma di vita politica: l’importante è stare nella pancia del potere. Da Sbardella a Rutelli, da Rutelli a Bersani, da Bersani a Renzi: sempre in maggioranza, l’ex doroteo Astorre, sempre dalle parti del padrone di turno.

In sostanza, con questo spirito, non conta tanto la coerenza quanto piuttosto la convenienza. Quindi va bene Zingaretti. Chi ha il potere alla Regione? Come si può pensare di proteggere il feudo dei Castelli? Con quale squadra affrontare la partita del “nuovo Pd”, tutto da costruire? Sono interrogativi che portano sempre a Zingaretti e alla Regione Lazio.

Certo, con tali premesse, si stenta a credere che l’eventuale “segreteria Astorre” possa rappresentare la scintilla del rinnovamento. Un ex doroteo, ma forse nell’animo tuttora doroteo, potrebbe piegare la sua eventuale vittoria alla gestione di un lungo declino. Questa, infatti, potrebbe essere la massima aspirazione di Astorre, far sì che un partito in crisi, come il Pd dimostra di essere, rallenti il più possibile il suo declino. Un declino davvero lungo, con tutti i bagliori del residuo potere…doroteo.

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