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Home » Politica » L’esercito di Zingaretti per scalare il Pd. Tutti amici degli amici pagati con i soldi della Regione Lazio

L’esercito di Zingaretti per scalare il Pd. Tutti amici degli amici pagati con i soldi della Regione Lazio

26 Ottobre 2018

Ve lo ricordate il Nicola Zingaretti duro e puro, quello che il 14 ottobre a “Piazza Grande”, candidandosi ufficialmente alla segreteria nazionale, ha tuonato contro la politica dei burocrati di partito? Quello che ha urlato contro le logiche che premiano non chi merita di andare avanti, ma chi è più fedele alla figura del capobastone di riferimento? E quello che si è scagliato contro tutti quelli che, a suo dire, pretendendo di circondarsi di servi sciocchi per loro tornaconto, hanno scavato un fossato insormontabile tra il partito e gli elettori?

Bene, se ve lo ricordate, scordatevelo. Zingaretti infatti mentre diceva quelle cose probabilmente si stava guardando allo specchio. Ipnotizzato come se si stesse sottoponendo a una seduta psicanalitica stava parlando di sé stesso e credendo di uccidere i suoi avversari stava in realtà suicidandosi. Il Fatto Quotidiano, in un’inchiesta pubblicata ieri mattina, ci ha svelato infatti che corrisponde proprio alla sua persona l’identikit del politico tipo del Pd che a parole a detto di voler combattere. Per cercare di vincere il congresso si è circondato di amici e amici degli amici, tutta gente che in questi anni ha fatto lavorare in Regione in barba al merito e alla trasparenza. Succede così in tutte le province del Lazio, basti guardare Viterbo dove la filiera di Canepina comandata da Panunzi ha preso tutto quello che c’era da prendere facendo di tutti gli altri carne da macello.

Ma ecco la chiarissima inchiesta del Fatto, così intotolata: Pd, dal cugino di Gentiloni ai giovani dem: gli uomini di Zingaretti per scalare il partito. Con stipendio della Regione Lazio. Per l’aspirante segretario la rielezione a governatore è stata fondamentale perché gli ha consentito di sistemare negli uffici della giunta regionale – e quindi di dargli una paga – colonnelli e tenenti decisivi per la sua corsa al Nazareno. Così, a completare gli staff degli assessorati sono finiti politici piuttosto noti in città, giovani “promesse” ed ex presidenti di Municipio, che hanno bucato le ultime tornate elettorali.

La macchina da guerra di Zingaretti è pronta. La Piazza Grande in cui far confluire realtà politiche e sociali di centrosinistra si sta man mano riempiendo. E anche molti degli uomini chiave sono sistemati, coloro che dovranno fare il lavoro sporco e tirare la volata allo “zar” Nicola verso lo scranno più altro del Partito democratico, in primis, e della coalizione di centrosinistra poi. La riconferma allaRegione Lazio da questo punto di vista è stata fondamentale, perché ha consentito al concorrente sostenuto dal mondo anti-renziano di sistemare negli uffici della giunta regionale – e quindi di dargli uno stipendio – colonnelli e tenenti decisivi per la sua corsa al trono del Nazareno. Così, a completare gli staff degli assessorati sono finiti politici piuttosto noti in città, giovani “promesse” ed ex presidenti di Municipio che hanno bucato le ultime tornate elettorali. Molti di loro, dopo almeno due o tre anni di “impegno civico” da “semplici militanti” o con cariche di partito gratuite, ora possono mettere ancora più energie nella causa comune potendo anche contare su una busta paga. Il che non guasta, visto che gli stipendi per i semplici assunti in segreteria (comprese le indennità ad personam) vanno dai 35.000 ai 50.000 euro lordi per i full time e dai 22.000 ai 30.000 per i part-time.

DA LEU A SEL, ENTRANO I BIG – Un’infornata con numeri da squadra di calcio, con contratti firmati in estate fra la metà di luglio e la fine di agosto. Piero Latino, ad esempio, fino a prima dell’estate era segretario romano di Leu e si era candidato per una poltrona di assessore, casella che Zingaretti ha voluto invece assegnare a Claudio Di Berardino: pur deluso dal niet, alla fine si è ritrovato assunto nello staff proprio dell’ex leader regionale della Cgil, lui che nel febbraio 2017 aveva perso il posto da dipendente Pd in seguito alla procedura di licenziamento collettivo dovuta ai conti in rosso del partito. Come vicina di scrivania, Latino si è ritrovato Daniela Reggiani, ex portavoce di Massimo D’Alema e oggi segretaria dell’assessore. Fra i dipendenti a tempo determinato della giunta regionale anche due importanti figure della defunta Sel e della sinistra cittadina: Gianluca Peciola e Giancarlo Torricelli (viterbese, ndr), rispettivamente ex consigliere capitolino (con Ignazio Marino sindaco) ed ex coordinatore regionale. Entrambi da qualche settimana lavorano al fianco del loro capo corrente, il vicegovernatore (e, si dice, eminenza grigia del pensiero zingarettiano) Massimiliano Smeriglio. Tutt’ora Peciola è il coordinatore del Movimento civico per Roma, ala sinistra a tutti gli effetti della coalizione. Da sinistra al centro, mansione di staff anche per Piero Petrassi, consigliere uscente del Centro democratico, finito nella segreteria dell’assessore all’Ambiente, Massimiliano Valeriani.

GIOVANI SEGRETARI… IN SEGRETERIA – Il Partito democratico, invece, ha pensato di premiare i propri giovani. I Giovani democratici piazzano sia il segretario regionale, Lorenzo Fantini, sia il segretario romano, Guido Staffieri, nella segreteria tecnica del presidente, dunque a strettissimo contatto con Zingaretti. Un posto all’ufficio di gabinetto del presidente, servizio documentazioni, lo trova anche il giovanissimo Galileo Lorenzo Sciarretta, 21 anni, presidente del Consiglio dei giovani delII Municipio, apparso un po’ di tempo fa suLa7 mentre da “giovane studente” leggeva un’accorata lettera indirizzata al governo “per sottolineare l’importanza e la necessità di puntare sulle nuove generazioni”. Qualche anno in più ce l’hanno alcuni dei presidenti di municipio della golden age di Ignazio Marino. Uno è Giammarco Palmieri, presidente del Municipio V dal 2008 al 2015 e oggi nello staff di Valeriani, mentre l’altro è Daniele Torquati, ex presidente del XV Municipio, il quale con grande trasparenza pochi giorni fa ha annunciato sui social ai suoi follower di aver accettato un posto nella segreteria della Commissione consiliare cultura, spettacolo, sport e turismo guidata da Marta Leonori.

I “COLONNELLI”: DUE VICE CAPO DI GABINETTO – Arriviamo così alle figure apicali, inserite in Regione in aprile. Il governatore dem ha diversi uomini di cui si fida che hanno contribuito al successo elettorale. Fra questi c’è di sicuro Maurizio Veloccia, anche lui giovane ex presidente di Municipio, che si è guadagnato la guida la segreteria politica del governatore. C’è voluta invece una riforma del regolamento regionale per accontentare gli aspiranti vice-capo di gabinetto. Così, la figura vicaria ha finito per scindersi in due poltrone (da 130.000 euro lordi ciascuna): una occupata da Andrea Cocco – storico portavoce del padre politico di Zingaretti, Goffredo Bettini e già comandato nello staff del presidente nella prima legislatura – e l’altra assegnata a Mario Ciarla, ex consigliere regionale ma soprattutto coordinatore nel Pd della mozione Orlando, fra i primi a lamentarsi delle esclusioni volute da Matteo Renzi nella composizione delle liste che hanno preceduto le sciagurate elezioni 2018.

Non poteva infine restare a piedi Enzo Foschi, figura storica del Pd romano e altro “colonnello” di Zingaretti: dopo aver perso le primarie per la presidenza del Municipio VIII, all’ex consigliere regionale è stato trovato il ruolo per lui inedito nell’ufficio Relazioni Internazionali e Affari Comunitari nel Gabinetto del presidente. Confermata anche la consulenza assegnata a Umberto Gentiloni Silveri, cugino dell’ex premier Paolo, che per il suo impegno nella “valorizzazione della storia e della memoria del Territorio della Regione Lazio” percepisce 40.000 euro l’anno.

POLEMICHE ALLA PISANA – Dalla Regione Lazio, ovviamente, provano a sminuire. “Si tratta di incarichi fiduciari assegnati nel pieno diritto da ciascun assessore – spiegano fonti della Giunta regionale – come avvenuto in passato. Alcuni già lavoravano qui, altri si sono aggiunti, altri sono andati via. Sin dal 2013 il presidente Nicola Zingaretti ha lavorato per ridurre le spese negli staff, c’è stata una forte inversione di tendenza rispetto al passato. E la corsa alla segreteria non c’entra nulla: tutte le forze sono concentrate per il buon governo della Regione”. In realtà, le assunzioni negli staff della Giunta hanno creato qualche malumore, specie in consiglio regionale: le commissioni dicono di non essere in grado di allargare il proprio personale proprio perché sarebbe già stato raggiunto il tetto previsto da regolamento. “La bulimia di Zingaretti in merito ai poltronifici è ormai degenerata. È forte il sospetto che la Giunta abbia materialmente speso i fondi che spettavano al Consiglio, causando difficoltà nelle normali attività regionali e limitando le prerogative delle opposizioni”, attaccano i consiglieri Fratelli d’Italia, Fabrizio Ghera, Chiara Colosimo e Giancarlo Righini. Eppure, in molti pensano che gli ingressi non siano terminati qui. Come già raccontato dal Fatto Quotidiano il 24 settembre scorso un emendamento approvato in Consiglio regionale permetterebbe di superare il tetto massimo prestabilito nelle assunzioni.

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