Né un comunicato e nemmeno una dichiarazione. Niente di niente. L’accordo tra una multinazionale come la Ferrero e le associazioni locali di produttori di nocciole, presentato martedì a Caprarola, non ha provocato alla Regione Lazio neanche un sussulto di gioia: in cinque anni – prevede il piano – 1.500 nuovi ettari coltivati a nocciole. “Grandi ricadute economiche per il territorio”, è stato detto nel corso del convegno.
Eppure il 13 maggio del 2015, quando si misero le basi per il progetto, a Zingaretti non si riusciva a tenere a freno alla lingua: “Oggi – disse – abbiamo sottoscritto un accordo molto importante con un grande attore industriale orgoglio dell’Italia, la Ferrero, che punta a rendere possibile la coltivazione a nocciole di 10mila ettari. E’ un accordo che parla dell’Italia che ci piace. Abbiamo così realizzato un altro passo verso un’idea di modello di sviluppo che scommette sul valore del territorio. Questa è una notizia molto positiva perché si rinnova una tradizione del Lazio e si rafforza con un partner produttivo mondiale che tutti conoscono e che ha scelto nuovamente il Lazio. È una bella notizia e un altro segnale che le cose cambiano in meglio nella nostra regione”.
A cosa è dovuto quindi questo strano silenzio da parte di ZIngaretti? Che il malcontento sempre più diffuso tra la popolazione verso la monocoltura e i suoi effetti abbiano consigliato al presidente, candidato alla segreteria del Pd, di stare alla larga da certi argomenti? A saperlo.