Di Maio e Salvini. Gioco delle parti o divergenze tali da mettere davvero in dubbio la tenuta del governo? Lo scopriremo oggi, al termine del Consiglio dei ministri quando saranno più chiari i rapporti di forza all’interno dell’alleanza sul condono fiscale, cioè su quel pacchetto di norme, che, venendo incontro alle istanze di certo elettorato imprenditoriale del Nord che vota Lega, stanno mandando sull’orlo di una crisi di nervi la galassia grillina.
Non è facile per Di Maio giustificare il colpo di spugna sull’evasione, sbandierata in campagna elettorale come il flagello dei flagelli, l’unico da combattere per ristabilire l’equità sociale nel nostro Paese. Non è semplice darla a bere a tutta quella gente di sinistra che ha riposto fiducia nel movimento e che ora si ritrova complice della scalata della destra salviniana e insieme tradita nelle proprie aspettative. Della serie: cornuti e mazziati. Nasce da qui il goffo tentativo del vice premier di far finta di non sapere nulla: deve salvare la faccia nei confronti di milioni di italiani che l’hanno votato. Senza considerare che ci troveremmo oltretutto di fronte a una gravissima campagna di disinformazione ed inganno che non si potrebbe più tollerare in nessun Paese occidentale. Saremmo alla manipolazione della comunicazione, una forma di dittatura meno evidente, ma più subdola di quelle a cui siamo comunemente abituati a pensare.
Tutto questo accade nel giorno in cui una delle principali agenzie di rating – Moody’s – declassa l’Italia da Baa2 a Baa3, algida sigla alfanumerica che indica la minore affidabilità del nostro debito pubblico, classificando i nostri titoli di Stato poco sopra il cosiddetto livello spazzatura. All’orizzonte si addensano perciò nubi oscure per i risparmiatori italiani, per le famiglie e i consumatori. La pericolosità del micidiale combinato Lega/M5S potrebbe palesare i suoi nefasti effetti sulla nostra vita prima del previsto.