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Home » Politica » I soldi degli agricoltori viterbesi rischiano di tornare a Bruxelles

I soldi degli agricoltori viterbesi rischiano di tornare a Bruxelles

17 Ottobre 2018

I soldi dell’Unione europea destinati ad agricoltori e allevatori viterbesi rischiano di tornare a Bruxelles. Per sempre. E tutto a causa della lentezza con cui la Regione eroga i contributi del Psr. Problema, questo, già segnalato nelle settimane scorse dalla federazione provinciale di Coldiretti.

Il Lazio – scrive la rivista on line “Il Nuovo  Agricoltore” – figura nella lista nera delle regioni in cui potrebbe scattare a fine anno il cosiddetto “disimpegno automatico”, per cui i soldi stanziati dall’Europa nel 2015, se non ancora erogati entro il 31 dicembre del 2018, devono fare ritorno in maniera obbligatoria a Bruxelles. Stiamo parlando di milioni di euro.

Così “Il Nuovo Agricoltore” ricostruisce la vicenda.

“Una montagna di denaro piovuta sul nostro paese nella programmazione Pac 2014-2020, oltre 30 miliardi di euro per innovare la nostra agricoltura e sostenere le aree più deboli del Paese. Questa la dotazione dei Psr, i Piani di sviluppo rurale destinati dall’Unione europea all’Italia. Eppure, di questi 30 miliardi ad oggi ne sono stati spesi più o meno solo 5, cioè il 17% del totale”.

Ma perché non spendiamo tutto quel ben di Dio che tanto ci servirebbe? Il problema principale sta proprio nei Psr regionali, “troppo complessi e macchinosi”. “Pensate – si legge nell’articolo – che bisogna leggere quasi 1000 pagine per ogni regione. Secondo: sono scritti nel peggior  burocratese che si possa immaginare. Terzo: i sostegni finanziari per coloro che si impegnano a fare determinate cose sono allettanti, ma quanta carta bisogna produrre e quanti rischi si corrono, se si sbaglia qualcosa. Quarto: le misure previste dai Psrregionali sono troppe, alcune inutilizzabili, e quindi poco finalizzate a risolvere almeno in parte le priorità dell’agricoltura nostrana. Quinto: in tanti casi i soldi richiesti e approvati non sono mai arrivati e questo non facilita le cose”.

“Friuli Venezia Giulia, Liguria, Abruzzo, Campania, Lazio e Puglia – conclude la rivista on line – sono le Regioni che rischiano il cosiddetto disimpegno automatico. Ovvero: gli stanziamenti 2015 debbono essere erogati entro il 31 dicembre 2018, altrimenti tornano a Bruxelles. Si tratta della regola chiamata N + 3 : 2015 + 3 = 2018, primo anno del disimpegno”.

Insomma, alla Regione Lazio sarebbero pregati di darsi una mossa.

 

 

 

 

 

 

 

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