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Home » Società » “Il capitale umano venga prima di quello economico”

“Il capitale umano venga prima di quello economico”

15 Ottobre 2018

Da Stefano Signori* riceviamo e pubblichiamo.

Facendo una considerazione etica circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario, ci accorgiamo facilmente che le esperienze positive in tal senso sono ferme ai reconditi ricordi della valutazione umana nelle progettualità, risalente ormai agli anni ’90. Da allora sono rimaste solo alcune chiavi di lettura  di quello che era il capitale umano, inteso secondo la dottrina  sociale della chiesa cattolica che vede un baluardo di luce nel servizio dello sviluppo umano integrale.

Preso atto del crescente influsso esercitato dai mercati sul benessere materiale di buona parte dell’umanità, le tematiche economiche e finanziarie hanno bisogno di un’adeguata regolazione, cosa che da sole non sono in grado di fare. Una degna socialità deve essere, infatti, regolata da leggi improntate a una reale giustizia. Purtroppo, gli uomini, pur aspirando al bene e alla verità, spesso soccombono a interessi di parte, a soprusi e a prassi inique, da cui derivano gravi sofferenze specialmente per gli indifesi e i più deboli. Una politica che vuol essere al servizio della gente si deve fondare su un’etica centrata sulla libertà, sulla verità, sulla giustizia e sulla solidarietà. Spetta in primo luogo agli operatori competenti e responsabili, infatti, elaborare nuove forme di economia e finanza, le cui prassi e regole siano rivolte al progresso del bene comune e rispettose della dignità umana.

Detto questo, serve una valutazione più attenta delle leggi varate, grazie soprattutto anche all’ausilio di enti intermedi come Confartigianato, la nostra associazione che è rimasta, rimane e rimarrà in prima linea per affrontare tali tematiche a tutela e sostegno delle imprese, rimettendo al centro l’uomo e non più le sole regole di mercato.

La recente crisi finanziaria poteva essere l’occasione per neutralizzare gli aspetti predatori e speculativi, ma il caso Bramini ci dice di insistere. E’ necessaria una riflessione etica circa taluni aspetti dell’intermediazione finanziaria, che ha prodotto palesi abusi ed ingiustizie, capace di creare crisi sistemiche e di portata mondiale. Secondo noi, secondo Confartigianato, non ha senso ancora calcolare il pil senza che si tenga conto di altri parametri fondamentali per valutare il benessere di una popolazione, come la sicurezza, la salute, la crescita del “capitale umano”, la qualità della vita sociale e del lavoro.

La libertà di cui godono oggi gli attori economici, tende però a generare centri di supremazia e a inclinare verso forme di oligarchia che alla fine nuocciono alla stessa efficienza del sistema economico. La leva sono le esecuzioni immobiliare che iniziano spesso partendo da indebitamenti di poche migliaia di euro.

E qui mi viene da parlare degli aguzzini, che sono i servitori degli avvoltoi.  Aguzzino (dal catalano algozir) era chi aveva il compito di coordinare il movimento dei rematori sulle navi galera. Poteva infliggere severe punizioni a chi si sottraeva allo sforzo di vogare. Diversi milioni di famiglie sono lasciate dalle norme attualmente vigenti nelle mani degli avvoltoi, che da tutto il mondo stanno puntando sull’Italia per spartirsi il patrimonio immobiliare (milioni di piccoli appartamenti) di proprietà proprio di queste famiglie.

Secondo una attenta rilettura semantica, l’aguzzino è colui che è delegato dagli avvoltoi a mantenere l’ordine anche con metodi spietati e senza guardare in faccia nessuno. Chi esegue un ordine, senza che possa essere discusso da chi lo subisce inesorabilmente ed inevitabilmente, è un aguzzino. Aguzzini potrebbero essere titolati coloro che compiono un   giudizio prima delle prove. Aguzzini erano quelli che governavano i campi di concentramento nazisti e dovevano – nella “banalità del male”, come disse Hannah Arendt – eseguire gli ordini. L’aguzzino è un mediocre, obbedisce supino, acquiescente, non ragiona e non riflette: esegue, anche quando l’ordine sa di barbarie.

Riteniamo utile ancor una riforma alla norma dell’articolo 560 del codice di procedura civile, voluta dagli spietati creditori, per evitare che si liberi la casa all’asta ancora prima della vendita perché la casa deve essere visitata da speculatori crudeli, squali, da sciacalli, che devono fiutare l’affare ed acquistare, con somme esigue, come se fosse materiale di risulta. Cinquecentomila famiglie oggi sono già nelle mani di spietati creditori  e dei loro aguzzini. Milioni di famiglie sono in procinto di essere aggredite dagli avvoltoi e dai loro aguzzini. E’ necessaria una maggiore umanità per modificare in parte l’articolo 560 del codice di procedura civile, consentendo che la casa sia liberata dal proprietario debitore solo quando ci sarà l’aggiudicazione. Bisogna  cominciare a togliere le  prede agli avvoltoi.

*presidente Confartigianato imprese di Viterbo

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