I primi a farne le spese sono stati, questa estate, sei custodi della Reggia di Caserta, che invece di sorvegliare le sale del sontuoso palazzo, se ne andavano in giro durante l’orario di lavoro per bar e pizzerie. Una volta scoperti, sono stati tutti licenziati in tronco.
Anche nella Tuscia – dove a intervalli di tempo più o meno regolari vengono alla luce episodi di assenteismo tra i dipendenti pubblici, ultimo in ordine di tempo quello dei tre medici del servizio di guardia medica – non è da escludere che prima o poi trovino applicazione le norme contenute nella cosiddetta riforma Madia, dal nome dell’ex ministro della pubblica amministrazione. Una serie di misure a lungo invocata dall’opinione pubblica contro i furbetti del cartellino, diventata legge nel 2016.
Il decreto dovrebbe scoraggiare ogni comportamento scorretto, perché per chi trasgredisce è previsto il licenziamento, un atto che può scattare senza l’obbligo di aspettare l’esito del procedimento penale. La riforma prevede un iter che deve concludersi nel tempo massimo di trenta giorni, quanto basta per istruire una specie di “processo” interno, con il dipendente che può fornire tutti gli elementi in propria difesa.
Non solo, ma per la prima volta rischia seriamente anche il dirigente che, pur accorgendosi di eventuali comportamenti scorretti dei propri sottoposti, non denuncia questi episodi. Anche i vertici di qualsiasi azienda pubblica rischiano in questo caso di perdere il posto di lavoro.