“Le multe non bastano, bisogna sequestrare il raccolto ai produttori di nocciole che usano il glifosato durante la preraccolta”. Famiano Crucianelli, presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre, lo ha proposto nel corso del convegno che si è tenuto a Castel Sant’Elia il 29 settembre. Un incontro in cui si è parlato dell’abuso di sostanze chimiche in agricoltura, in particolare sulle conseguenze che ne derivano per l’ambiente e la salute dell’uomo.
Attualmente, le multe per chi viene sorpreso a usare il potente diserbante, che alcuni laboratori ritengono “possibile cancerogeno”, ammontano a poche centinaia di euro. “C’è chi preferisce pagare pur di continuare a usare il glifosato. Per questo – ha detto Crucianelli – bisogna intervenire in maniera più netta per scoraggiare i trasgressori. Bisogna modificare i regolamenti: con il sequestro del raccolto questi soggetti ci penserebbero non una, ma tre volte prima di spandere certe sostanze in natura”.
Crucianelli, nel corso del suo intervento, non ha risparmiato critiche alla Regione, colpevole, secondo il presidente del biodistretto, di assegnare i contributi per l’agricoltura biologica ad aziende che spesso non lo meritano: “I soldi vengono elargiti per un periodo di cinque anni, trascorsi i quali c’è chi torna a fare agricoltura tradizionale dopo aver incassato tutto il malloppo. Le risorse invece devono andare a chi veramente produce bio”.
“Noi non siamo contro le nocciole – ha continuato Crucianelli – . Riteniamo che i coltivatori sono le prime vittime di questo sistema. Ma siamo contro la monocultura della nocciola, che distrugge la biodiversità e l’economia dei nostri territori”. Monocoltura che in provincia di Viterbo fa rima con Ferrero. “Esigendo un certo tipo di prodotto, i nostri produttori vengono spinti a fare un uso consistente di fitofarmaci e erbicidi”.
“Ci prendono spesso per quelli che fanno casino – ha aggiunto Crucianelli – mentre noi siamo quelli dalla parte della legalità. Se anche il papa ha dedicato una enciclica sul futuro del pianeta e sui rischi di distruzione ambientale, allora si capisce che il problema è serio. Siamo veramente davanti ad un bivio, continuando su questa strada si mette a rischio il futuro di chi viene dopo di noi. Abbiamo ora l’illusione che questa attività distruttiva salvi l’uomo, ma non è così: si tratta di un atto di omicidio verso la natura e un atto di suicidio per l’umanità. La natura nel tempo si ricostituisce, la specie umana no”.
Il presidente del biodistretto ha concluso ringraziando i professori universitari, le amministrazioni, i carabinieri e anche i parroci, “tanti sono i soggetti – ha detto – che stanno danno il loro contributo in questa battaglia”.