“Non cambio, non mi farò più istituzionale”, ha risposto così Claudia Nunzi alle critiche dell’opposizione, che, nel corso della commissione consiliare dedicata all’applicazione del daspo urbano, consigliava all’assessora di abbassare i toni su temi delicati come quello della sicurezza. La Nunzi ha ribadito il concetto poco dopo anche sulla sua pagina Facebook, parlando ai suoi fans come fossero loro i suoi veri interlocutori: “Io non mollo – ha scritto – e in questa avventura ci voglio mettere tutto. Le lacrime, i sorrisi, le arrabbiature e anche le molte soddisfazioni che sto avendo”. Ma nonostante le dichiarazioni, l’assessora ieri ha visto smontare pezzo su pezzo la retorica tutta “ordine e pulizia” che invece era stata fatta filtrare da Palazzo dei Priori dopo l’applicazione del daspo contro una donna trovata “in stato di ebbrezza molesta” in via Cairoli.
Nei fatti quello del 4 settembre è stato l’unica applicazione di un ordine di allontanamento dall’approvazione della modifica al regolamento di polizia municipale (ottobre 2017) che recepisce le indicazioni del decreto Minniti su sicurezza e decoro urbano. Ma non perché la precedente giunta fosse più molle su certe tematiche come si era voluto far credere (la Nunzi ha smentito di aver espresso giudizi negativi in merito). Ma semplicemente perché, come spiegato dal vice comandante della municipale Fanelli, “il daspo è una misura che è stata studiata su misura per le grandi città dove per esempio possono verificarsi fatti di disturbo alla quiete pubblica nei pressi delle stazioni per la presenza di persone ubirache o che dormono nei pressi di queste infrastrutture”. I casi di applicazione sono molto ristretti non solo per le fattispecie, ma anche per i luoghi dove può essere applicato.
“La Nunzi – dice la consigliera Martina Minchella – ha letto semplicemente un foglio, dando una trattazione quasi accademica della legge. Nei fatti non ha dato nessuna risposta alle questioni sollevate nel corso della seduta della commissione. Da parte mia non posso che ripeterle il consiglio ad essere più cauta quando si rappresentano le istituzioni, ad essere più misurata nelle esternazioni, perché qui non siamo al bar”.
Tra le novità emerse dal dibattito, il fatto che la dirigente della municipale Mara Ciambella, pur essendo in servizio quel giorno, non fosse stata informata che era stato applicato l’ordine di allontanamento nei confronti della donna trovata ubriaca in via Cairoli.
“Stamattina abbiamo verificato tutta l’inadeguatezza dell’assessore Nunzi – dice il capogruppo del Pd Luisa Ciambella -. Il daspo, come era chiaro sin dall’inizio, non si applica in maniera discrezionale. Non è il pugno duro contro i trasgressori delle regole, come l’assessore vorrebbe far intendere. Tutto il resto è propaganda. Il comando di polizia locale sta subendo una strumentalizzazione da parte dell’assessore che non ha precedenti”.
Luisa Ciambella attacca la Nunzi anche su un altro fronte, l’organizzazione di servizi notturni che dovranno essere svolti dai vigili, con unità raccolte su base volontaria. “Questo protagonismo fa occupare all’assessora sfere e ruoli che non le competono. L’assessore può dare linee di indirizzo politico, ma non è un dirigente che predispone i servizi. Inoltre, se il personale è ai minimi storici – e questo nonostante l’amministrazione precedente abbia consentito di porre inorganico altre sei persone – come viene in mente all’assessora di raccogliere la disponibilità per fare le ronde notturne. Nelle ultime settimane gli agenti non hanno goduto neanche del riposo compensativo a cui hanno diritto da contratto”.
Gli sceriffi non servono al comando, conclude Luisa Ciambella rivolgendosi a Claudia Nunzi. “Serve piuttosto un clima diverso, un maggior rispetto degli agenti e una minore aria di riscatto e di vendetta che dà più spazio a qualcuno che negli anni ha nutrito sentimenti di rivalsa, piuttosto che a lei che è una giovane donna e che deve essere all’altezza del compito che deve svolgere”.

