I provvedimenti annunciati dal governo, le aspre discussioni che ne seguono e le puntuali marce indietro stanno facendo emergere un rallentamento sempre più evidente della congiuntura economica nel nostro Paese. Si fa un gran parlare di opportunità di politiche di distribuzione del reddito (in un’economia ove peraltro la sperequazione risulta fra le più contenute del mondo occidentale) ma ci si sta dimenticando che prima bisognerebbe produrlo, il reddito, motivo per cui è molto preoccupante il fatto che il tasso di crescita del 2017 (+1.5%), il più consistente degli ultimi sette anni, si appresta a diventare un ricordo.
Al di là della propaganda leghista e grillina che le cose stiano andando così lo mostrano gli indicatori economici, che nell’ultimo trimestre hanno virato tutti verso il basso.
E’ di ieri ad esempio la rilevazione di un’inversione di marcia per la produzione industriale. Secondo i dati pubblicati dall’Istat nel mese di luglio si è registrata una “brusca discesa” dell’attività delle fabbriche, in diminuzione anche su base trimestrale. “In termini tendenziali”, ovvero guardando alla variazione annua sul luglio 2017, “la variazione dell’indice corretto per gli effetti di calendario – dice l’Istat – diviene negativa per la prima volta da giugno 2016”. Scendendo nel dettaglio, l’indice destagionalizzato della produzione industriale è sceso dell’1.8% rispetto a giugno. Anche guardando alla media del trimestre maggio-luglio, il livello della produzione registra una flessione dello 0.2% rispetto ai tre mesi precedenti. Partecipano al segno negativo tutti i comparti: beni strumentali (-2.2%), i beni di consumo (-1.7%) e i beni intermedi (-1.2%); in misura più contenuta diminuisce l’energia (-0.8%).
Morale: il governo distoglie l’attenzione sui migranti, ma non riesce a quanto pare a risolvere i problemi veri del Paese.

