Diventa un caso la proposta dell’assessore Claudia Nunzi di multare sia chi chiede sia chi fa l’elemosina. E Viterbo finisce un’altra volta sulle cronache nazionali con il risultato che l’immagine della città – altro che turisti – più che per l’arte, la cultura e le terme sembra destinata a dipendere da estemporanee e folkloristiche esternazioni con tutto ciò che ne consegue in termini di buona fama e reputazione presso l’opinione pubblica del Paese.
La notizia di quanto aveva in mente di fare la Nunzi, dopo essere stata rilanciata dalle testate locali, ieri è stata prima ripresa dal Corriere della Sera, poi da Il Foglio Quotidiano, che ironicamente definisce quella della giovane assessora della Lega un’ideona.
“A Viterbo – scrive il quotidiano diretto da Claudio Cerasa – un assessore leghista ha avuto un’ideona: si è inventato il reato di bontà, proponendo multe sia a chi chiede sia a chi fa l’elemosina. Il rischio è di innescare un circolo vizioso paradossale”.
E poi, entrando nello specifico: “Al reato di bontà non aveva ancora pensato nessuno ma ecco che rimedia alla mancanza un assessore di Viterbo: la leghista Claudia Nunzi, delegata a termalismo e sicurezza, ha proposto di punire non solo chi chiede l’elemosina ma anche chi la fa. Non c’è bisogno di addentrarsi in una diatriba per decidere se un’azione occasionale, spontanea e gratuita, possa essere proibita dalla legge in quanto tale: a rigore, con lo stesso criterio bisognerebbe interdire anche la paghetta dei nonni ai nipotini o l’obolo versato dopo la predica a messa. E’ più interessante notare come, secondo la Nunzi, vada comminata una multa sia a chi si rende reo di buona azione sia a chi tende la mano per domandare la carità. Scelta curiosa, visto che uno dei principali motivi per cui si chiede l’elemosina è che non si hanno soldi, quindi non si dispone di un budget per pagare le multe. Se ne deduce che i viterbesi ridotti sul lastrico dovranno intensificare l’accattonaggio allo scopo di mettere da parte una cifra extra da versare nelle casse comunali, costringendo così i viterbesi più abbienti a dar via sempre più soldi sia in elemosine sia in relative multe, fino all’estremo di dover chiedere la carità anche loro, magari agli ex mendicanti, onde accumulare soldi sufficienti a pagare la multa anti-elemosina e così via all’infinito”.