Così scrive un lettore: “Gentile redazione, vi scrivo visto che siete sempre sul pezzo e pubblicate articoli in cui date spazio a tutti, fornendo anche una vostra informazione corretta sulle notizie. Da giorni è stato creato un forte allarmismo, creando panico, solamente contro una categoria – chi coltiva nocciole – senza fare distinzione su chi ne fa un uso corretto e chi no dei fitofarmaci. Si parla di multinazionali che impongono la massima resa. Studi accertati e ricerche sull’incidenza dei tumori vengono fatti ogni 5 anni e si limitano a denunciare i casi non le cause. Si dice invece, prendendo spunto da questi, che la provincia viterbese per nuovi casi di tumori è sopra la media nazionale. Unica causa scatenante la coltivazione di nocciole. I tumori o malattie eventualmente sono da imputare a chi fa un uso sconsiderato di pesticidi e diserbanti in tutte le coltivazioni, basti vedere i castagneti col problema del punteruolo rosso o al glisofato che si usa per l’erba, senza considerare le concentrazioni elevate di radon e arsenico. La consigliera Ciambella, giustamente allarmata, ha chiesto un Consiglio straordinario sull’incidenza dei fitofarmaci nella zone coltivate a nocciole. Le ha risposto la consigliera Frittelli che da medico specialista in oncologia riferisce che, stando ai dati di giugno 2018, i tumori sono nella media e leggermente in diminuzione. Ora: prima di creare allarmismi tra la popolazione non è meglio fare una giusta informazione?”.
Nessun allarmismo da parte nostra, che ci siamo semplicemente limitati a rappresentare le istanze di centinaia e centinaia di persone che in tutti i paesi dei Cimini si sono riunite in comitati e associazioni per chiedere da parte delle amministrazioni locali una regolamentazione dei trattamenti.
Lei, ha ragione, sì è parlato in questi giorni più di nocciole che di castagne o di altre produzioni agricole in provincia di Viterbo. Ma questo, lungi dal volersela prendere solo con una categoria, è accaduto perché il problema delle nocciole sembra in questo momento di più stringente attualità per il semplice fatto che lo sbarco di una multinazionale in questa provincia sembra destinato a far aumentare a dismisura le coltivazioni. Si tratta dunque di affrontare – al di là dell’analisi della dottoressa Frittelli, che evidentemente non si basa sulla percezione di chi vive in certe zone, né prende in considerazione il problema in prospettiva futura – una tematica reale (quella dell’incremento esponenziale della produzione) al fine di non creare un domani condizioni dannose per l’ambiente.
Riconosciamo tutti l’importanza delle nocciole per l’economia familiare dei Cimini, e non è questo l’aspetto su cui discutere, allo stesso tempo però il passaggio da coltivazioni di pochi ettari gestite a livello familiare a concentrazioni industriali nelle mani di poche persone (processo a quanto pare incentivato dal psr) fa nascere interrogativi in tutti, comprese le famiglie che coltivano in proprio. E’ questo e basta il “nocciolo” della questione.