“Il lavoro festivo è una libera scelta del lavoratore”. A spiegarlo in una nota è l’Usb di Vitrerbo in vista del 15 agosto, quando, “nella Tuscia come in tutta Italia, i datori tentano di obbligare i dipendenti a lavorare nel giorno festivo pur di tenere aperti i vari punti vendita, tentativo che però è illegittimo”.
Tutto nasce dopo la vittoria in tribunale delle due commesse di Autogrill che non si erano presentate al lavoro il 15 agosto. “La vicenda rispecchia a pieno la prepotenza messa in campo dai datori, ma anche la forza dei lavoratori” ha dichiarato Luca Paolocci dell’Usb Viterbo.
Le due donne avevano rifiutato di lavorare il 15 agosto e, nonostante la precettazione, non si erano presentate al punto vendita. “Autogrill aveva punito le dipendenti, con due giorni di sospensione senza stipendio. Una punizione, non solo discriminatoria, ma contro legge. Le lavoratrici hanno fatto ricorso e hanno vinto, costringendo Autogrill a risarcirle”.
Le liberalizzazioni firmate da Monti, hanno reso, di fatto, obbligatorio il lavoro domenicale, ma non quello festivo, che rimane una libera scelta del dipendente.
“I lavoratori devono dare un consenso scritto per la giornata di lavoro festivo, non è vero che basta un assenso orale, nonostante le false notizie diffuse da capi negozio e direttori – ha precisato Paolocci -. Il lavoratore non deve firmare un consenso generico senza scadenza, altrimenti sarebbe un’arma in mano, poi, al datore. Il consenso va firmato di volta in volta, per ogni giorno festivo richiesto. Nessun dipendente può essere comandato al lavoro con la scusa di mancanza di personale. Se il personale non c’è, il negozio chiude”.
Eppure, denuncia sempre il sindacato, troppe volte, i lavoratori del commercio vengono obbligati al lavoro festivo. “Molte testimonianze, nella sola città di Viterbo, riportano un clima di forte pressione nei confronti dei dipendenti, mentre i lavoratori a chiamata ricevono vere e proprie minacce di licenziamento. Una nota catena di discount, presente nella Città dei Papi, in più punti vendita ha sparso la falsa notizia che i lavoratori a termine fossero obbligati al lavoro festivo. Per fare un altro esempio del clima che si respira citiamo il caso di una catena di negozi, sparsi in tutta la provincia, di prodotti per la casa che impiega personale part-time per i festivi senza alcuna maggiorazione sulla stipendio”.
“Dove non è arrivato Monti e il tacito assenso della triade sindacale, è arrivata la prepotenza dei datori di lavoro -ha aggiunto Paolocci -. Questi tentano di imporre la giornata lavorativa festiva, anche con minacce di trasferimenti e cambiamenti di orario e turni. In particolare sono più esposti i lavoratori interinali, o a termine, che vengono minacciati di ripercussioni gravissime, come il licenziamento, in caso di rifiuto”.
Nessun lavoratore può essere discriminato o vessato per il rifiuto al lavoro festivo. In proposito, i datori che hanno tentato questa strada sono stati poi condannati a risarcire i dipendenti. Inoltre la giornata festiva deve essere retribuita così come imposto dal Contratto nazionale di riferimento o da eventuali accordi di secondo livello”