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Home » Politica » “Bullicame, assessora nuova ma metodi vecchi”

“Bullicame, assessora nuova ma metodi vecchi”

15 Luglio 2018

“Il solerte neo assessore doveva almeno staccarsi dalla sua comoda e lauta poltrona e venire a vedere di persona che cosa succedeva al Bullicame”. Firmato Giovanni Faperdue.

L’ex presidente dell’associazione Il Bullicame, che venerdì mattina si è incatenato al cancello di ingresso del parco termale per protesta contro lo stato di abbandono del sito, replica all’assessore Claudia Nunzi e torna a denunciare i ritardi accumulati nella riparazione dei danni subiti dal pozzo San Valentino, causa della riduzione del flusso di acqua nelle vasche alimentate dalla callara.

“L’assessore – afferma Faperdue – poteva dimostrare di essere una persona che ascolta la voce di chi protesta, poteva dimostrare ai viterbesi che era la persona giusta al posto giusto, che era stata eletta dai viterbesi non per conoscenze o amicizie di famiglia, ma per intelligenza e prontezza a farsi in quattro, per risolvere i problemi. Non è accaduto, e questa è la riprova che l’assessore sarà pure nuova, ma i metodi non sono nuovi, ma sono quelli vecchi che odorano di muffa”.

Chi non c’è, ricorda Faperdue alla Nunzi, ha sempre torto, “anche se pensa di avere ragione”.

“Mi ha scritto poi il direttore di miniera, Giuseppe Pagano, dicendo che, a causa di una caduta, non gode buona salute – continua Faperdue- e questo mi dispiace. Mi dispiace molto, ma nessuno si era peritato di farmi sapere qualcosa e il direttore stesso non aveva mai risposto alle mie telefonate, e neanche mi aveva richiamato. Quindi mi scuso con il direttore di miniera, gli faccio tanti auguri, ma i fatti che sono sotto gli occhi di tutti, mi hanno obbligato ad intervenire con una protesta, che era necessaria. Una persona come me che è cresciuto a pane e Bullicame, non poteva tacere più a lungo nel vedere questa situazione incancrenita. E pensandoci bene ho scoperto anche un altro primato tutto viterbese. Chi non ricorda che per eleggere Papa Gregorio X ci vollero ben due anni e nove mesi (1006 giorni). Un tempo memorabile fino a ieri. Ma oggi, con i ritardi accumulati dalla società Gestervit per riparare i danni fatti al San Valentino, abbiamo superato di molto i tempi, del più lungo conclave della storia e, di questo passo li raddoppieremo”.

Il tutto, secondo Faperdue, accade nella solita profonda apatia dei viterbesi: “Un popolo capace solo di protestare e di mormorare alle spalle: il sindaco qua, il sindaco là, l’assessore qui, l’assessore lì. Poi abbiamo una stampa locale che, fatta salva qualche eccezione, è pesantemente condizionata dalla pubblicità. Nel senso che è allergica alle notizie, che fanno dispiacere ai suoi clienti, e non le pubblica e se le pubblica lo fa a modo suo”.

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