E’ motivo di profonda riflessione anche nel Lazio, e specificatamente in provincia di Viterbo, il terremoto che si è abbattuto sulla Regione Basilicata, dove sono state eseguite trenta misure cautelari per presunti concorsi truccati, nomine clientelari e favoritismi nella sanità. Agli arresti – lo ricordiamo – sono finiti tra gli altri il governatore Marcello Pittella, il commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Matera, il direttore amministrativo dell’Asm, il commissario straordinario dell’Azienda sanitaria di Potenza, il direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera regionale San Carlo di Potenza, un dirigente del Centro oncologico regionale e il direttore generale della Asl di Bari. L’inchiesta coinvolge circa 30 persone.
Al centro di tutto ci sono le interferenze della politica in un settore che dovrebbe essere governato solo dal merito e dalla professionalità, dato che c’è in ballo la salute dei cittadini, che hanno tutto il sacrosanto diritto di farsi curare dai medici migliori e non dai raccomandati dei partiti.
Di interferenze, come si sa, si parla sempre più spesso anche nella Tuscia, dove negli ultimi anni sono avvenute nomine per ricoprire posti di dirigente medico che andrebbero messi a concorso, così come – è roba di qualche settimana fa – la Asl si è spinta addirittura a deliberare lo spostamento negli uffici amministrativi di personale non di sua competenza in quanto dipendente dalla società che si è aggiudicata l’appalto del cup. Ovviamente, sui criteri in base ai quali a questi impiegati siano state attribuite mansioni “superiori” e ben più remunerate rispetto a tutti gli altri colleghi, che al contrario rischiano un taglio delle ore a causa delle riduzione del budget di spesa, la politica sembra aver giocato, purtroppo, ancora una volta, un ruolo assolutamente decisivo.
Una situazione gravissima, insomma, ancora più grave se si considera il livello non proprio ottimale (eufemismo) delle prestazione erogate in provincia di Viterbo, a cui va aggiunta (ma a ben vedere è la conseguenza di tutto ciò) una delle migrazioni sanitarie più alte di tutto il Paese.
Per tutte queste ragioni – dicevamo – quanto sta accadendo in Basilicata è motivo di riflessione anche in provincia di Viterbo. Questo perché evidentemente i rappresentanti sul territorio dell’amministrazione Zingaretti non si sono resi conto che i tempi sono cambiati e che il vento che spira proveniente da questa piccola Regione del Sud potrebbe arrivare pesto anche alle nostre latitudini. Come detto, infatti, non sono più ammissibili tutte queste interferenze politiche nella sanità viterbese: esse non sono rispettose né della salute dei cittadini, né delle qualità professionali di chi è costretto a lasciare il campo a colleghi nel cui curriculum figura in più solo l’appartenenza, neanche a un partito, ma a un gruppo di potere.
Ma, nell’attesa di capire quello che accadrà nel prossimo futuro, torniamo ai fatti accaduti in Basilicata. Secondo i pm, la sanità locale sarebbe stata piegata a “interessi privatistici e logiche clientelari”. Si parla di concorsi pilotati col “taroccamento” dei punteggi e della distruzione dei verbali con i voti reali ottenuti dai “raccomandati”. Il quadro descritto dai magistrati è agghiacciante, laddove si afferma di trovarsi di fronte a “un sistema di corruzione e di asservimento della funzione pubblica a interessi di parte di singoli malversatori, su sollecitazione di una moltitudine di questuanti espressione (…) di pubblici poteri apicali che si interfacciavano tra loro, in uno scambio reciproco di richieste illegittime e promesse o dazioni indebite”.
Pittella è accusato di abuso d’ufficio e concorso in falso e sarebbe stato il “deus ex machina di questa distorsione istituzionale nella sanità lucana”, in cui le assunzioni sarebbero servite ad alimentare “il consenso elettorale” e come merce di scambio per “politici di pari schieramento che governano regioni limitrofe, come è il caso della Puglia e della Campania”. Inoltre, nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip scrive anche che, relativamente a un concorso del 2015 “il cui esito ha vacillato fino alla fine”, tutto è stato poi “sopito con la mediazione del governatore Pittella, che avrebbe suggerito… di accontentare tutti”.
Diciamo che anche in provincia di Viterbo molte delle brutte storie che stanno interessando la sanità locale rientrerebbero nei meccanismi studiati per alimentare “il consenso elettorale” di una determinata cordata o gruppo di potere come dir si voglia.