Lega primo partito d’Italia (stando ai sondaggi) e secondo a Viterbo (alle politiche). Umberto Fusco senatore. Vecchie volpi della politica viterbese pronte a cambiare pelliccia e a salire sul Carroccio del vincitore. Noi umani abbiamo visto cose, in questo 2018, che cinque anni fa non avremmo neanche potuto immaginare. E chi l’avesse immaginate sarebbe stato preso per pazzo.
Fusco, l’assessora comunale in pectore Claudia Nunzi e il probabile presidente del consiglio Stefano Evangelista, sono appena tornati galvanizzati dal bagno di folla di Pontida, dove capitan Matteo Salvini ha pronosticato per la Lega un governo lungo trent’anni. Che si avverino o no le sue profezie, e comunque la si pensi, al vicepremier va riconosciuto di aver compiuto un miracolo, resuscitando un partito travolto dagli scandali di Belsito e ridotto al 4% portandolo a superare la soglia fantascientifica del 30% (sempre secondo i sondaggi). Ma un mezzo miracolo lo ha compiuto anche Fusco, a dimostrazione che la fede vale di più della ragione. Chi avrebbe infatti scommesso dieci centesimi, cinque anni fa, che l’ex consigliere comunale col pallino del termalismo, dall’oratoria claudicante e dalle pose donchisciottesche sarebbe divenuto senatore e sarebbe finito a comandare?
Chi avrebbe mai immaginato che il centrodestra, durante la fase di scelta del candidato a sindaco, sarebbe stato ostaggio dei veti di un partito che cinque anni fa rappresentava a queste latitudini più meridionali che settentrionali, nient’altro che un fenomeno folkloristico, quello dei padani viterbesi acquartierati sotto la pergola di Felicetta? Chi avrebbe mai immaginato che fuori dal suddetto ristorante ci sarebbe stata gente in fila, non per un piatto di carbonara, ma per prendere la tessera dell’ex partito del Nord e che il comandante Fusco si sarebbe preso il lusso di mettere alla porta personaggi anche di un certo peso?
In verità, a ben vedere, gli indizi dell’apoteosi (o dell’apocalisse secondo i detrattori) prossima ventura c’erano già tutti quando Salvini, proprio su invito dell’Umberto viterbese, aveva iniziato a bazzicare la Tuscia, in particolare a Santa Rosa, con la felpa d’ordinanza e la scritta Viterbo. La folla di fan che già allora si accalcava intorno al leader leghista per elemosinare un selfie, manco fosse una popstar, avrebbe dovuto mettere in guardia i notabili viterbesi. Tutti invece hanno sottovalutato il fenomeno Salvini. Tutti tranne uno: lui, il senatùr Fusco, che nel fiutare l’aria si è dimostrato più sveglio e lungimirante di molti altri politicamente più scafati. Tanto che oggi, da salviniano della primissima ora, l’Umbertone si gode la rendita di posizione conquistata e via Facebook invia cartoline da Pontida. E non c’è segno più emblematico dei tempi di quei 400 like a commento.