Lo studio dell’istituto Cattaneo sui flussi elettorali dimostra un dato fondamentale: conta molto meno la leadership e molto più il progetto e la visione di società. Insomma, sul successo leghista incidono più i temi della sicurezza e degli immigrati, l’esorcismo di una società privata delle sue paure nei confronti del diverso, che non il Salvini leader. Se questo vale per la Lega, figuriamoci per altri partiti con leadership incerte, sbiadite o confuse. Questo impone alla politica una profonda riflessione: non basta più dire alla gente vota Antonio perché è il migliore. La suggestione di un voto legato solo alla persona, senza che l’elettore creda in nulla o al massimo speri in un tornaconto per i propri interessi, sta tramontando.
Una crescente attenzione per i temi e per la soluzione dei problemi, ma nel quadro di un’Italia e di una società futura, mette in crisi lo snodo cruciale che ha caratterizzato gli ultimi 20 anni. La crisi della politica ha affidato alla legge elettorale l’evoluzione, o meglio l’involuzione, del sistema, togliendo agli italiani la passione per una politica condivisa fatta di valori e progetti. Una politica che favoriva la partecipazione e generava identità ed appartenenza ai cosiddetti partiti popolari e di massa, per trasformarsi sempre più in strutture elettorali leggere al servizio del leader di turno, che come una meteora irrompe sullo scenario politico e poi scompare.
L’elettore, in tale contesto, ha instaurato con la politica un rapporto a distanza flebile, basato su valutazioni di opportunismo e tornaconto rispetto alle suggestioni e alle promesse dei vari leader. Da qui l’estrema fluttuazione del voto e l’avanzare del degrado della politica, sempre più mercato che appartenenza. Ora gli italiani ritornano a valutare le prospettive, la visione futura e come in essa si possa trovare una soluzione alle personali angosce ed alle comuni paure. Questo impone alla politica di ritornare a un progetto e alle idee, che debbono saper ridare fiducia e speranza a un Paese da ricostruire, sul piano della crescita, dello sviluppo e dei valori fondanti della convivenza. Chi per primo saprà rispondere a questo bisogno di idee di ricostruzione, di un codice di Camaldoli del terzo millennio, sarà in grado di guidare il Paese per i prossimi decenni. La forza delle idee è superiore alla forza di qualunque candidato con sotto il vestito nulla.