Da una parte c’è la politica urlata dei nuovi che avanzano (M5S e Lega), che non perdono occasione di attaccare i partiti tradizionali sul campo della moralità e dell’onesta. Dall’altra, c’è l’attività silenziosa della Procura di Roma e delle forze di polizia che fotografa una realtà ben diversa: i nuovi che avanzano sembrano tali e quali ai vecchi. Anzi peggio, laddove nel modus operandi (depistaggio mediatico compiuto attraverso i social e sistematico aizzamento del popolo) mostrano spesso una spregiudicatezza tale da poter far ravvisare, agli occhi di un ipotetico storico chiamato a tramandare ai posteri questo scorcio di nuovo millennio, una sorta di manipolazione dell’opinione pubblica estremamente pericolosa per la democrazia. Manipolazione talmente evidente che al confronto i giornalisti che mettono alla gogna, accusandoli di collusione con il vecchio sistema politico, appaiono come degli sprovveduti amanuensi di medievale memoria.
Lo spaccato che emerge incrociando i risultati delle attività investigative compiute attorno al progetto del nuovo stadio della Roma con i contenuti della comunicazione web della nuova classe dirigente è agghiacciante. A nulla servono, di fronte a ciò, le lamentele della sindaca Virginia Raggi, che, intervistata l’altra sera da Bruno Vespa, ha puntato il dito contro un’ipotetica macchina del fango ordita ai suoi danni. Il problema è che di fango ne è stato prodotto talmente tanto a tutti i livelli che è impossibile per chiunque mettersi al riparo dagli schizzi impazziti che si muovono a tutta velocità nell’aria.