Se è vero che la classe politica di una città è espressione dei residenti che liberamente la scelgono, i viterbesi hanno poco da lamentarsi. Ma se, al contrario, in una classe politica viene riposta fiducia per le capacità che essa sostiene di avere nella gestione e nella risoluzione dei problemi della comunità, la gente fa bene ad indignarsi quando alle chiacchiere non seguono i fatti. Fa bene ad incazzarsi anche quando la politica si ostina, come sta accadendo in questi giorni a Viterbo, a parlare di tutto tranne che di progetti per lo sviluppo e la crescita del territorio.
Come accennato in precedenza da questo sito, la campagna elettorale 2018 passerà alla storia come la peggiore di tutti i tempi. Nessuna idea, ad eccezione di questioni di piccolo cabotaggio, e massima concentrazione di tutti solo sulla strategia migliore da attuare per la conquista degli scranni in Consiglio comunale e della poltrona più ambita, che è quella del sindaco.
Insomma, regna il deserto e la gente, a giudicare dalle valutazioni che esprime sul web a commento delle cronache sulle quotidiane liti che avvengono in tutti gli schieramenti, mostra di non gradire per niente tutto ciò. Il problema peraltro non sono le liti e le spaccature in quanto tali – in fondo facessero quello che gli pare – ma la mancanza di progettualità, figlia di una evidente mediocrità della gran parte di quelli che in questo momento occupano la scena.
Sarà interessante verificare come tutto ciò si tradurrà dentro le cabine elettorali. Sicuramente – a dispetto dei candidati nelle liste che fungono tradizionalmente da catalizzatori di voti – si può già presumere che le elezioni 2018 a Viterbo saranno caratterizzate da un forte astensionismo, il che vorrà dire che chiunque vinca sarà un vincitore non espressione della maggioranza dei cittadini.