Filippo Rossi è uno di quei personaggi che nella vita (politica) ne ha combinate di cotte e di crude. Nato con un cuore che batteva a destra, è stato portavoce di Gianfranco Fini, ha frequentato Casapound (vi dice niente lo schiaffone che gli rifilò qualche anno fa Gianluca Iannone e per il quale è in corso ancora un procedimento di fronte al giudice di pace?), poi, prima di ritornare a Viterbo, è passato alle dipendenze del democristiano Claudio Scaiola. Nella città dei papi è stato indifferentemente con il centrodestra e con il centrosinistra. Prima delle elezioni del 2013 fu artefice di una feroce campagna elettorale contro l’amministrazione uscente guidata da Giulio Marini, giudicata la peggiore di tutti i tempi, sotto la quale aveva però prosperato la sua Caffeina. Passato con Leonardo Michelini, grazie al quale ha fatto prosperare ancora di più i suoi eventi, è transitato all’opposizione agli inizio del 2017 per riprendere subito confidenza (estate scorsa) con il centrodestra. Ma l’avvicinamento con Rotelli & C. è durato giusto il tempo di una cena al Richiastro, o poco più: infatti alle regionali è ripassato con il centrosinistra, candidandosi con la lista della Bonino a sostegno di Nicola Zingaretti governatore del Lazio.
Da destra a sinistra, Filippo Rossi è come una trottola, sempre ben attento a rallentare o ad accelerare i suoi giri a seconda delle circostanze.
Dopo il successo della sua lista Viva Viterbo alle comunali del 2013 (12%), il futurista quest’anno è un’incognita. Così porterebbero a ritenere i voti portati a casa alle regionali: 1028 preferenze su Viterbo città a fronte delle 1438 della lista in cui figurava il suo nome. In termini percentuali ha racimolato il 3.1, che non è esattamente lo stesso risultato di cinque anni fa. Considerando inoltre che alle politiche (dove Rossi e Barelli non hanno fatto votare il centrosinistra in polemica con Fioroni) la lista Bonino ha ottenuto 863 voti, si deduce che il valore aggiunto portato da Rossi alla causa di Zingaretti sia stato pari a 575 voti. Forse per questo poche settimane fa s’era detto disponibile a fare un passo indietro se tutte le liste civiche avessero trovato un accordo attorno a un unico candidato, ma alla risposta negativa pervenutagli da alcuni dei diretti interessati (vedi Chiara Frontini) ha dovuto rimetterci un’altra volta la faccia. Nella speranza che, come candidato a sindaco, riesca ad entrare in Consiglio comunale, per fare chissà di nuovo l’ago della bilancia prima al ballottaggio, poi dentro l’amministrazione. Se così sarà, Filippo la trattola rallenterà per un po’, si guarderà attorno e poi al momento giusto altri giri, altre capriole.