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Home » Opinioni » A 70 ANNI DAL 18 APRILE. LA LEZIONE DI DE GASPERI

A 70 ANNI DAL 18 APRILE. LA LEZIONE DI DE GASPERI

20 Aprile 2018

di Cristian Coriolano

I 70 anni dalle elezioni del 18 aprile, decisive per la netta affermazione dello schieramento filo-occidentale contro il blocco social-comunista, costituiscono l’occasione per ricordare il ruolo esercitato all’epoca da Alcide De Gasperi, nonché il suo operato di leader politico e di governo nel periodo 1945-1953, fino alla morte avvenuta l’anno successivo. In generale, il dibattito si concentra sul riconoscimento delle straordinarie doti di statista che l’uomo più rappresentativo della Dc mise in mostra in quel frangente della recente storia italiana, dalla fine della guerra alla rinascita economica e civile dell’Italia.

Oggi il riconoscimento consiste anche nel lumeggiare la forza di una scelta che ha fatto della coalizione l’asse portante del nuovo ordinamento politico della Repubblica. Benché la Dc avesse ottenuta la maggioranza assoluta alla Camera, non passò l’idea di un governo di soli democristiani, come richiesto da Giuseppe Dossetti. Questi, infatti, interpretava la vittoria del 18 aprile come un mandato popolare in favore della radicale trasformazione dell’Italia, con l’avvento di una società incentrata sulla giustizia e la libertà (fuori dal dilemma tra capitalismo e collettivismo). Un progetto, quello di Dossetti, che avrebbe rappresentato, in contrasto con la linea di De Gasperi, l’applicazione di una riforma globale (“reformatio&rdquo” del corpo sociale. Non a caso, per questa inclinazione “cristiano-leninista”, secondo la definizione data da Achille Ardigò, l’ambizioso approccio dossettiano fu criticamente classificato sotto la sigla di un rinnovato integralismo cristiano.

De Gasperi, invece, seppe tener fermi i paletti della collaborazione con i partiti democratici sia di matrice laica che socialista. I governi centristi, sotto la sua direzione, furono l’espressione della maggioranza democratica del Paese, impegnata a fronteggiare in piena guerra fredda il pericolo comunista. Se l’obiettivo era salvaguardare anzitutto la prospettiva di rinascita democratica dell’Italia, tutte le forze disponibili a concorrere alla costruzione e difesa di tale linea dovevano essere associate in uno sforzo di massima condivisione delle responsabilità. Alla Dc spettava il compito di amalgare le diverse anime della politica democratica, non di accentrare su di sé il carico delle funzioni di governo.

Spesso si trascura, a tale riguardo, il fatto che la coalizione degasperiana (Dc-PSDI-PRI-PLI) non abbia conosciuto il suo battesimo dopo le elezioni del 18 aprile 1948, ma già nel corso dell’anno precedente e proprio in vista di quelle cruciali votazioni. In sostanza De Gasperi propose all’elettorato una formula che aveva preso forma dopo la rottura, nel maggio 1947, con Nenni e Togliatti. A far la differenza, qualche mese prima, fu certamente il viaggio in America, grazie al quale De Gasperi rafforzò sul piano interno e internazionale la sua leadership, ma anche la scissione di Palazzo Barberini ad opera di Saragat, che separò la nuova formazione socialdemocratica dal socialismo filo-comunista. In questo senso, volendo ricavare una lezione per l’oggi, la capacità di tracciare un percorso politico in anticipo rispetto all’esito delle urne è la premessa di ogni possibile affermazione elettorale. È il vero patto con i cittadini.

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