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Home » Politica » Il centrodestra gioca a perdere

Il centrodestra gioca a perdere

3 Aprile 2018

Con la scusa che tanto c’è tempo fino ai primi di maggio, andranno avanti tutto il mese le grandi manovre nel centrodestra (più aulicamente dette trattative dai diretti interessati) per la scelta del candidato a sindaco. Il tavolo torna a riunirsi oggi, ma tutti sono consapevoli di un fatto: la matassa sarà sbrogliata a Roma, che poi altro non è che il luogo di lavoro di Francesco Battistoni, Mauro Rotelli e Umberto Fusco, che saranno chiamati – loro e non altri – a guardarsi in faccia alla presenza di Tajani per prendere una decisione che poi comunicheranno a Viterbo.
In altri termini, al di là delle dichiarazioni di facciata date in pasto ai giornali e ai social, per trasmettere ai cittadini un’immagine di compattezza e serenità, il centrodestra viterbese in questo momento naviga in ordine sparso: a nulla è servita la vittoria della coalizione alle elezioni politiche del quattro marzo e a nulla sembra serva neanche la prospettiva di centrare il bersaglio a giugno. Troppi galli a cantare nello stesso pollaio, ognuno con le proprie galline di riferimento che ruspano la terra. Forza Italia insiste su Giovanni Arena e dato che nella Tuscia è risultato il primo partito (18 per cento) non può fare diversamente; la Lega dal canto suo resta apparentemente ferma sul nome di Enrico Contardo e Fratelli d’Italia, sperando di mettere a segno il colpaccio, continua a perorare la causa di Claudio Ubertini, ben sapendo però che, come ultima forza della coalizione (8%) avrebbe poche possibilità di indicare un personaggio più organico alla propria area.
In una situazione così le speranze o le certezze di riconquistare Palazzo dei Priori risiedono più nella conclamata debolezza degli avversari che non in un progetto degno di questo nome condiviso da tutti e tre i partner della coalizione.
Ci sono giorni – testimoniano alcuni – in cui sembra che il clima sia disteso e altri dove invece, stante l’impossibilità di mettere tutti d’accordo, prende il sopravvento lo scoramento. Le trattative vanno avanti stancamente, un passo avanti e due indietro, nessuno si fida di nessuno e a farla da padrone più che i fatti sono le congetture e i retro pensieri. A complicare il quadro la figura di Giulio Marini: sarebbe lui, secondo il parere generale, colui che più di tutti spinge per far candidare Daniele Sabatini, salvo dire ufficialmente il contrario, ossia che è Sabatini a voler scendere in pista a tutti i costi.
Fatto sta che, dati questi presupposti, l’alba ancora neanche si intravede. Si cerca di ragionare su un’ipotetica spartizione di poltrone dopo la vittoria, ma anche questa strada finora è risultata infruttuosa. Si tenta, da parte di Battistoni, Rotelli e Fusco, di rinserrare le fila puntando sul vento in poppa del centrodestra, sull’orgoglio e l’appartenenza, ma finora tutti i tentativi di motivare le truppe e di farle marciare nella stessa direzione sono risultati vani.

C’è infine chi guarda con sospetto a Gianmaria Santucci di Fondazione: partecipa al tavolo delle trattative perché davvero vuole portare il proprio contributo alla causa comune, accontentandosi di un assessorato o perché spera di essere lui alla il candidato di tutti? C’è chi sospetta, al riguardo, un accordo già fatto con Battistoni e Rotelli, ai quali, come detto, a Roma, insieme a Tajani, spetterà l’ultima parola; e c’è anche chi non esclude, se il colpaccio non gli riuscisse, di vederlo all’ultimo momento sfilarsi dai giochi per tentare l’avventura con il Pd di Panunzi e Serra.

C’è tempo, c’è ancora tempo per giocare. Tanto, sono tutti convinti, il Movimento 5 Stelle è fuori dai giochi (“… gli va bene se stavolta prende due consiglieri”); Filippo Rossi s’è bello che cotto da solo nei cinque anni appena passati; la Frontini non va oltre il 3/4 per cento e ha poco da vantarsi dicendo in giro che va al ballottaggio; il Partito democratico non riuscirà mai a fare una lista unitaria (e dunque da una parte Fioroni con i Moderati e riformisti e dall’altra Serra con Panunzi); e infine ci saranno altre liste e altri candidati a sindaco che, frantumando l’elettorato, contribuiranno a far vincere il meno debole di tutti.

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