Dal Corriere di Viterbo riprendiamo un articolo a firma di Andrea Tognotti
Ha lasciato il Pd dopo che Elly Schlein ne è diventata la segretaria, sentendosi “sgradito” nel partito che aveva contribuito a fondare. Ora Giuseppe Fioroni è a capo – temporaneamente, perché l’idea è di lasciare spazio a energie fresche – di Tempi nuovi, Popolari uniti. Una formazione politica che sta muovendo i primi passi con assemblee in tutta Italia, una all’hotel Aquila di Orte sabato scorso riservata alle province di Viterbo e Rieti.
L’orizzonte è quello delle elezioni europee del prossimo anno, con l’obiettivo di arrivarci avendo nel frattempo costruito “un soggetto che rappresenti il baricentro della politica e che dia stabilità”. Si lavora con Letizia Moratti, Italia Viva, Psi, lista civica nazionale e Cateno De Luca. Forse anche Carlo Calenda, a condizione che “lasci i radicali di Maggi e Bonino, da noi distinti e distanti”. Parliamo infatti di ex democristiani e non solo, persone che hanno scelto prima il Ppi di Mino Martinazzoli e poi la Margherita e che sulla questione dei diritti civili si collocano su una posizione prettamente cattolica.
A darne una dimostrazione è il giudizio che Fioroni ha dato del Gay pride, che si è tenuto nelle stesse ore in cui una platea di oltre 200 persone ascoltava l’ex ministro delineare la fisionomia della nuova formazione politica: “E’ stata sempre una bellissima festa contro la discriminazione”. Ma “c’è una profonda differenza tra diritti e desideri: bene il pride contro le discriminazioni, ma utero in affitto, eutanasia, droghe libere e dibatto sull’incesto è troppo per la coscienza della maggioranza degli italiani”. Così come è severo il giudizio sull’eutanasia, “un tema che c’è sempre stato, e i medici (la sua stessa professione, ndr) sanno bene che il crinale è il capire quando è bene che una persona venga lasciata, prima dell’accanimento terapeutico; ma l’eutanasia è un’altra cosa, è un desiderio”. E, ha aggiunto: “Non è possibile che i desideri di una minoranza organizzata e ben ramificata portino alla dittatura della minoranza”. Secondo Fioroni “la persona è tale in relazione a una comunità, all’interno della famiglia e della società. Deve esserci una bussola valoriale condivisa che identifichi ciò che e bene e cio che è male per gli italiani e le italiane”.
L’obiettivo è di costituire i coordinamenti comunali, provinciali e regionali entro la fine dell’estate, per poi sviluppare l’attività del movimento. Dal punto di vista politico, Fioroni ha individuato la battaglia principale: battersi per una legge elettorale proporzionale che dia la possibilità di esprimere le preferenze. Per le europee non c’è problema, perché si vota già così. Ma a livello nazionale Tn vede come il fumo negli occhi l’attuale legge, il cosiddetto rosatellum, che obbliga i partiti a costituire delle coalizioni che possano aggiudicarsi i parlamentari eletti con il maggioritario. “E’ una battaglia per la democrazia, una battaglia da cristiani in politica. Basta con la nomina dei parlamentari. Per vent’anni c’è stato il divieto di andare al centro, ma la democrazia liberale perde credibilità se vince chi sta a casa. Non si può governare – ha detto – con la maggioranza della minoranza”.
Nella relazione non sono mancati i riferimenti al suo ex partito. Con un giudizio piuttosto severo sull’elezione del segretario di Demos, Paolo Ciani, alla vicepresidenza del gruppo della Camera: “Non è iscritto al partito, lui stesso ha spiegato che non c’entra, ma deve fare la mosca cocchiera bianca di un partito che ha bisogno di una sfumatura cattolica”. Alla fine, Fioroni si è rivolto ai suoi possibili alleati di Azione: “Mi dicono che D’Amato, ex assessore alla sanità del Pd, candidato senza successo alla presidenza della Regione, potrebbe essere il segretario di Azione nel Lazio con il viatico della sanità allo sfasscio e dopo essere stato abbandonato dal Pd. Va bene, ma spero che Calenda guardi anche oltre, senza paura e diffidenza. I suoi liberaldemocratici hanno bisogno dei popolari e di tutti gli altri con cui allearsi. Da solo con i Radicali e la sinistra solitaria di D’Amato rischia di essere isolato e non vincente”.