Da il domaniditalia.eu riprendiamo e pubblichiamo
La vittoria di Elly Schlein, rappresenta per me la fine di un ciclo politico. Siamo stati di fatto “espunti” dal partito che un tempo abbiamo contribuito a fondare e che ha incarnato la nostra speranza di rinnovamento della politica. Alla vigilia delle primarie, là neo-segretaria lanciava una sorta di fatwa nei miei confronti.
Ora, non posso nascondere la delusione che provo nel vedere che il Pd ha perso il suo legame con le radici popolari del riformismo d’ispirazione cristiana. Ma questa sconfitta oggettiva deve essere vista come una chiamata all’azione per noi cattolici democratici. Dobbiamo lavorare per costruire un nuovo progetto politico, che sia in grado di rappresentare le ragioni e le passioni di un elettorato senza più voce..
Non possiamo arrenderci: l’ho detto sabato all’incontro al Parco dei Principi, a Roma, dove ha preso forma “Piattaforma Popolare-Tempi Nuovi””. Ecco, dobbiamo immaginare un futuro diverso. Dobbiamo rinnovare il nostro impegno a costruire una politica basata sulla solidarietà, la giustizia sociale e l’inclusione. Dobbiamo lavorare per costruire un nuovo popolarismo, capace di rispondere alle esigenze della società italiana, creando un’alternativa credibile ai partiti populisti e conservatori.
Aldo Moro ci ha insegnato che la politica deve essere una ricerca costante del bene comune. Dobbiamo tornare a questo spirito, immaginando di poter concorrere ai “tempi nuovi” che egli intravedeva. Occorre lavorare insieme per costruire un nuovo progetto politico, per sostenere e dirigere il desiderio di cambiamento che anima molte parti della società italiana.
Sono consapevole che la strada che ci aspetta non sarà facile. Ma sono certo che, se lavoriamo insieme, possiamo costruire un futuro migliore per il nostro paese. Bisogna saper unire, magari tenendo a mente la lezione di Ireneo da Lione, vescovo e teologo, di recente insignito del titolo di Dottore della Chiesa. Sappiamo che difese la Chiesa dal rischio di divisione a causa delle eresie. Lo si definisce il “Doctor unitatis” e questo, simbolicamente, ci sprona a pensare che anche per noi popolari è tempo di unità. Certamente, un’unità – la nostra – da mettere al servizio del paese.