Tra le liste in lizza merita notazione a sé quella di Giacomo Barelli, Filippo Rossi e Claudio Margottini. Si chiama Viterbo sul serio e a dispetto del nome è una storia tutta da ridere.
Da ridere la conferenza stampa di presentazione: non potendo utilizzare (Calenda non gliel’ha permesso) il simbolo e il nome di Azione a cui ha da poco aderito dopo aver girato metà arco costituzionale, Barelli si è però presentato davanti ai giornalisti con sullo sfondo un pannello con scritto Azione Azione Azione Azione Azione…
Da ridere la presenza di Filippo Rossi, che come sapete ha fondato un partito tutto nuovo che si chiama La buona destra. Ciò nonostante a Viterbo appoggia una candidata di sinistra.
Da ridere le stesse sagome di Barelli e Rossi, Cip e Ciop, instancabili rappresentanti della categoria di coloro che vanno dove non li porta il cuore, e cioè dove fiutano la possibilità di portare a casa qualche lira per i loro eventi, sempre meno grandi dopo le note vicissitudini di Caffeina, ma pur sempre fonte di guadagno per chi li organizza per professione (non certo per chi c’ha lavorato negli anni gloriosi del Christmas o della rassegna estiva).
Da ridere l’alleanza, non tanto col Pd della Regione Lazio, con il quale per i motivi di cui sopra c’è sempre stata grande sintonia, ma con Giovanni Arena, il sindaco che Barelli sbeffeggiava in Consiglio e su cui esprimeva i peggiori giudizi in privato e sulla stampa.
Tutta da ridere, altro che da prendere sul serio, la parabola di questi due ragazzi. Da ambiziosi dominatori della scena negli anni ruggenti a metà del decennio passato a camerieri di una sinistra da servire e riverire e da cui farsi dare una mancia per tirare a campare.