Da una studentessa del liceo classico riceviamo e pubblichiamo
Sono una studentessa del quinto anno di liceo classico e sono venuta a conoscenza, così come tutti gli altri miei colleghi d’Italia, della improvvisa decisione da parte del ministero dell’Istruzione di reintrodurre gli esami scritti dopo che per mesi erano girate voci, seppure ufficiose, che gli esami si sarebbero svolti secondo le modalità che abbiamo imparato a conoscere in questi ultimi 2 anni.
E’ stata per me, così come molti dei miei coetanei con cui ho avuto modo di confrontarmi, un fulmine a ciel sereno, una decisione sconsiderata, che non tiene conto di tante considerazioni quali:
- gli enormi disagi a cui noi studenti siamo stati e continuiamo tutt’ora a essere sottoposti quotidianamente come orari differiti e dad.
- Classi in quarantena (io stessa vi sto scrivendo mentre sono in quarantena già da alcuni giorni).
- Assenza di alcuni insegnanti perché positivi o peggio ancora no vax (di cui molti non hanno esitato in molti casi ad abbandonare la propria classe a metà anno poco prima dell’esame di maturità).
- Noi ragazzi del quinto proveniamo, malgrado l’impegno indiscusso dei nostri professori, da ben 3 anni di scuola ridotta e menomata, da 3 anni di dad, rivelatasi per lo più fallace e inefficiente, con programmi svolti parzialmente in condizioni nemmeno paragonabili a quelle di cui hanno potuto usufruire gli studenti degli anni precedenti, pre Covid per intenderci. Si è parlato di “ritorno alla normalità” ma la normalità non viene decisa a tavolino, non basta dire di volere la normalità per averla, il ritorno alla normalità si ha quando la vita scolastica, le lezioni, lo stato d’animo degli studenti è veramente ritornato alla quotidianità; al contrario queste decisione repentine e inattese hanno l’effetto di gettare un’intera generazione di studenti in preda al panico e il tutto dopo che, dichiarazioni fuorvianti da parte degli organi competenti, portali di notizie e informazioni sulla scuola, indiscrezioni da parte dei professori, ci avevano fatto intendere che anche quest’anno sarebbe stato, obtorto collo, un anno atipico.
È inutile prenderci in giro, gli ultimi 3 anni non sono stati 3 anni di scuola normale e disconoscere questo significa voler mettere la testa sotto la sabbia.
E sorge quindi spontanea la domanda: volere a tutti i costi ristabilire l’esame tradizionale, seppure con qualche apparente agevolazione come la seconda prova scritta predisposta dalle singole commissioni, è davvero dimostrazione di normalità? E se sì, non si poteva comunicare questa scelta un po’ prima invece che a poco più di 4 mesi dall’esame?
Ci è stato detto più e più volte di non preoccuparci, di stare tranquilli che tutto sarebbe andato per il meglio, un meglio però che non è mai arrivato perché picco di contagi, mascherine FFP2 in classe e conta dei morti quotidiani sempre molto alta sono fatti che non sembrano far pensare al meglio.
E non sarà certo un esame scritto a cambiare questa realtà.
In prima persona ci tengo infine a sottolineare che non ho mai smesso di impegnarmi e continuare a fare il mio dovere di studentessa fino in fondo, ma nonostante ciò ho la consapevolezza che la mia preparazione attuale non è minimamente paragonabile a quella che sarebbe stata se avessi potuto usufruire di lezioni in presenza e, allo stato dell’arte, non la reputo sufficiente per affrontare al meglio la seconda prova.
“Non si fa la felicità di molti facendoli correre prima che abbiano imparato a camminare”.