Effetto corsa al Quirinale sullo spread. Votano anche i tanti creditori del nostro Stato che detengono i suoi titoli, ad oggi, per circa 2.687 miliardi di euro. Da inizio anno ad oggi lo spread tra Bund tedesco e Btp italiano è aumentato del 25,42%, arrivando ieri a 139,7, con un incremento medio di circa 1,3 punti al giorno tra l’1 e il 23 gennaio.
L’aumento dello spread, per memoria, significa aumento del tasso di interesse da pagare sui titoli del debito pubblico di nuova emissione e una riduzione del valore dei titoli del debito pubblico già emessi, appunto i circa 2.687 miliardi di euro (l’aumento dell’interesse diminuisce infatti il valore del dl titolo).
Per fare un esempio, una banca come patrimonio anche titoli del debito pubblico italiano vede il suo patrimonio (posto a garanzia dei crediti concessi e quindi della sua capacità di affrontare contingenze negative senza fallire o chiedere ai soci aumenti di capitale) diminuire.
Meno patrimonio può arrivare a significare una riduzione del credito che la baca può concedere (la famosa stretta del credito) e la perdita dell’affidabilità della banca, alla quale le altre banche – del Paese o di altri Paesi – a quel punto o concedono prestiti interbancari a tasso più elevato perché appunto meno affidabile (con un conseguente rincaro dei tassi praticati a famiglie e imprese), o come nella vicenda greca non glieli prestano più perché considerata a rischio default ( e nessuno piace perdere soldi inutilmente).
L’aumento dello spread avuto in questi 23 giorni non è al momento preoccupante, ma ci ricorda quanto fragile continui ad essere la situazione italiana e quanto i margini di autonomia che abbiamo siano piuttosto stretti.
D’altronde, chiunque abbia un debito che arriva al 150,4% (è il livello previsto dall’Ocse per l’Italia nel 2022) ha ridotti margini di autonomia, perché più dipendenti dai creditori (ossia dalla loro decisione di dare fiducia al Paese continuando ad acquistare titoli del debito pubblico oppure non venendoli). Piaccia a no, la realtà è questa. Solo che molti italiani non lo sanno o fanno finta di non saperlo. Ma la realtà non si rimuove con le chiacchiere e, se negata, presenta sempre i suoi conti, spesso salati. Come ormai sappiamo bene.