Diciannove firme hanno liberato la città dall’opprimente cappa che il duo Battistoni-Panunzi aveva messo a salvaguardia della loro personale alleanza. Incredibile l’assenza – tra i consiglieri che hanno mandato a casa l’amministrazione Arena – della sinistra Pd (Ricci, Delle Monache, ecc.), del Movimento 5 Stelle e di Barelli, gente che faceva opposizione solo all’apparenza. Tutto falso, tutta una farsa.
Al Comune di Viterbo infatti non c’era nessuna opposizione, solo prese di posizione di facciata per nascondere gli accordi segreti sottoscritti all’insaputa di tutti gli altri (Lega e Fratelli d’Italia). Questo disegno, che alcuni avevano intuito da tempo, si è palesato sì con le elezioni provinciali, ma è partito da lontano. Dal giorno stesso in cui Arena è diventato sindaco. E’ andato avanti per tre anni e mezzo, nella falsa certezza di Battistoni e Panunzi che tanto nessuno avrebbe capito e che comunque nessuno avrebbe avuto il coraggio di dimettersi.
Si spiegano così le convergenze (o connivenze) su temi cruciali per la nostra provincia, mai affrontati da Arena e anzi sempre fatti passare sotto silenzio: da Talete ai rifiuti, cioè dalla gestione dell’acqua, sempre difesa nonostante le evidenti e gravi carenze che la caratterizzano, all’ondata dei rifiuti di Roma arrivata a Viterbo, contro la quale il primo cittadino non si è mai opposto. Stesso discorso per le energie rinnovabile, con pannelli fotovoltaici messi dappertutto in spregio alla vocazione agricola e turistica del territorio, e la monocoltura delle nocciole, accettata nonostante necessiti dell’impiego di sostanze chimiche pericolose per la salute. Ogni volta che, in Consiglio comunale, sollevava questi problemi, Luisa Ciambella veniva derisa ed emarginata: ecco spiegato il motivo. C’era un filo invisibile che legava Forza Italia alla sinistra del Pd. Invisibile ma forte come l’acciaio. Un filo messo dai vertici, all’insaputa delle basi dei loro partiti, che hanno subìto senza poter mai discutere la linea da seguire.
Per le botte (politicamente) prese e la rabbia di averle prese, escono con la faccia livida da questa brutta pagina di politica viterbese, oltre ai due protagonisti principali Battistoni e Panunzi, anche Giulio Marini, capogruppo in Comune e assessore in Provincia, vero anello di congiunzione tra Forza Italia e sinistra Pd, e Alvaro Ricci, che abbaia in pubblico e scodinzola in privato. Inutile parlare di Massimo Erbetti, diventato pedina nelle mani di Panunzi alla faccia dei 5 Stelle veri che l’hanno votato, così come di Giacomo Barelli, urlatore ipercinetico (copyright di Giovanni Arena) solo ad uso e consumo dei mezzi di informazione.
In ogni democrazia che si rispetti, per il bene delle istituzioni e dei cittadini, ci devono essere una maggioranza e una minoranza, chi governa e chi controlla. A Viterbo erano diventati la stessa cosa. Fatto pericolosissimo e angosciante. Ecco perché, con la caduta della giunta Arena, si può e si deve dire che la città è stata liberata.