Nei mesi scorsi a Monterazzano sarebbero state scaricate tonnellate e tonnellate di rifiuti pericolosi, contenenti valori di Zinco oltre la norma. Si parla dell’immondizia prodotta a Roma e nel Basso Lazio, conferita a Viterbo dalla società Taf di Frosinone. Come scrive il Corriere di Viterbo, tutto ciò emergerebbe da “un rapporto dell’Arpa su analisi eseguite il 3 agosto, quando, in piena emergenza a Roma, il Comune di Albano rifiuto di accogliere nella propria discarica l’immondizia che gli voleva spedire l’ex sindaca Virginia Raggi. Fu proprio la presenza di Zinco l’arma sulla quale fecero leva gli amministratori dei Castelli per respingere l’assalto che voleva sferrare al loro sito e al loro territorio l’ex prima cittadina per tamponare il disastro che si palesava agli occhi di residenti e turisti e affrontare con più serenità la campagna elettorale. Il braccio di ferro si concluse, come si sa, con la decisione della Regione, anch’essa in evidente difficoltà per l’imminente appuntamento elettorale per il rinnovo del Campidoglio, di prorogare i trasporti a Viterbo e Civitavecchia”.
Se le cose stanno così, ci si chiede, come mai Viterbo ha accettato passivamente l’arrivo dei camion della Taf senza battere ciglio? Non conosceva il rapporto dell’Arpa, oppure non l’ha considerato degno di nota?
Nella relazione inviata al sindaco di Albano Laziale, alla Città Metropolitana di Roma e alla Regione, l’Arpa scriveva “che dalle analisi del 3 agosto si evidenzia la non conformità, in violazione dei limiti previsti, per la concentrazione di Zinco, rinvenuto in concentrazione di di 9.6 mg/l rispetto ad un valore limito previsto di 5 mg/l”. Motivo per cui non potevano andare ad Albano. E invece a Viterbo (e a Civitavecchia) niente: è come se l’Arpa non avesse parlato. Grave, se le cose come detto stanno davvero così, l’omissione compiuta dall’amministrazione Arena, tanto più che il primo cittadino proprio in quei giorni si mise a manifestare fuori ai cancelli di Monterazzano dando a vedere all’opinione pubblica un’opposizione che invece nei fatti non c’era.