Il sindaco di Allumiere Antonio Pasquini, di professione carabiniere forestale, avrebbe passato i test della preselezione alla mamma di un candidato risultato tra i vincitori del concorso bandito dal Comune, attraverso la cui graduatoria sono state assunte poi decine di persone (44 per la precisione) dal Consiglio regionale del Lazio e da altri Comuni in provincia di Roma. Non persone qualsiasi, o almeno non la maggior parte di loro, visto che si parla per lo più di nomi legati alla politica. A Pasquini viene contestato il reato di rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio.
L’indiscrezione è stata pubblicata dal quotidiano La Verità diretto da Maurizio Belpietro.
Ricordiamo che il concorso bandito dal Comune di Allumiere – sul quale indagano la Procura di Civitavecchia e quella di Roma – avrebbe dovuto selezionare solo cinque impiegati di fascia C, salvo rivelarsi invece – come sostengono gli inquirenti alla luce delle 44 assunzioni successive – un espediente per sistemare parenti e amici di partito.
Oltre a Pasquini, sono indagati, per abuso d’ufficio e violazione del segreto d’ufficio, il presidente della commissione Andrea Mori e i commissari Riccardo Rapalli ed Elpidio Bucci.
Alle prove preselettive (i test) parteciparono 345 persone e agli step successivi furono ammessi 107 candidati e non 20, come scritto nel bando. E’ stata questa la prima stranezza che ha fatto drizzare le antenne agli investigatori. Nel corso delle indagini sono poi emerse altre irregolarità fino ad arrivare alla scoperta di messaggi altamente compromettenti nei telefonini dei membri della commissione e di una ventina di presunti raccomandati. Grazie all’intreccio di telefonate e messaggi, gli inquirenti hanno ricostruito l’esistenza di rapporti costanti tra alcuni degli esaminandi e i membri della commissione d’esame. Il giorno delle preselezioni, divisi i candidati in 7 gruppi (A e B), i test passati ai “raccomandati” (stranamente inseriti tutti nel gruppo A) furono messi all’interno di una delle tre buste da estrarre a sorte, in particolare la numero 2 “segnata” in modo da non far sbagliare chi doveva pescarla tra le tre: di fatto, i timbri in calce furono apposti molto più vicini rispetto alle altre due. Dunque i tre candidati chiamati per il sorteggio delle buste sapevano bene dove mettere le mani.