Dalla Confael riceviamo e pubblichiamo
Era il 30 agosto scorso quando l’assessore regionale alla sanità, Alessio D’Amato, in piena campagna elettorale, presentava presso la Cittadella della salute, alla presenza della direzione strategica della Asl e del consigliere regionale Enrico Panunzi, il nuovo piano territoriale sanitario per la Tuscia, annunciando l’apertura o la ristrutturazione delle strutture sanitarie territoriali. Annunciata anche la trasformazione di Belcolle da D. E. A. di primo livello a D. E. A. di secondo livello; sinteticamente ciò vorrebbe dire portare la struttura ospedaliera ad un livello molto superiore e potenziare notevolmente l’assistenza sanitaria sul territorio. È noto a tutti che fare promesse durante gli ultimi round di campagna elettorale non costa nulla, anzi.
La verità però sembra essere più impietosa di così: i dati sulla mobilità passiva contenuti nell’ultimo rapporto sul benessere equo e sostenibile pubblicato nei giorni scorsi dall’Istat, parla di una migrazione sanitaria pari al 22,8% per quanto riguarda la A. S. L. di Viterbo. Questi dati suggeriscono che un viterbese su quattro è costretto a rivolgersi a strutture sanitarie fuori provincia, o addirittura fuori regione, per accedere a servizi e prestazioni sanitarie che in questa A. S. L. non vengono erogati o che comunque non sono soddisfacenti per gli utenti che vi si rivolgono.
Questo processo di depauperamento del nostro Servizio Sanitario locale è iniziato ormai tanto tempo fa e peggiora di anno in anno; la chiusura e la contrazione delle attività di molte strutture sparse sul territorio, la riorganizzazione di Belcolle che non sembra tenere conto del reale fabbisogno sanitario della popolazione di Viterbo e provincia e, in aggiunta, l’insufficienza quantitativa e qualitativa del personale che vi lavora, continuano a peggiorare una situazione che già alla scrivente O. S. appare oltremodo critica.
Una delle questioni che maggiormente ci preoccupa, sulla quale Conf. A. E. L. cerca di tenere il riflettore perennemente acceso ma che poco interessa invece agli organizzatori della A. S. L. ed alla politica locale, è la situazione emergenziale nella quale versa tutto il personale sanitario e gli operatori socio sanitari che, presso questa A. S. L., operano ed hanno operato durante tutto il periodo di emergenza pandemica.
Ciò che al di fuori delle reali dinamiche del servizio sanitario cittadino non trapela, e che l’utenza non percepisce, è l’insufficienza numerica, la disorganizzazione e il sovraccarico del personale che, a vario titolo, ha assistito, assiste e continuerà a farlo, anche successivamente alla data del 31 dicembre 2021, tutti coloro i quali hanno avuto l’esigenza di ricorrere alle cure ospedaliere. Il giorno successivo a quello di S. Silvestro 2021, decine e decine di contratti a tempo determinato scadranno e, ad oggi, codesta Direzione Strategica e i politici locali, sembrano non essere in grado di garantire rassicurazioni in merito ad eventuali rinnovi, proroghe o altre procedure finalizzate all’assunzione di personale; nessuno sembra essere nemmeno in grado di fornire delucidazioni e rassicurazioni su una situazione che potrebbe portare al collasso l’intera struttura ospedaliera. Si parla soprattutto di operatori socio sanitari e infermieri ai quali non sarà rinnovato o prorogato il contratto e che andranno ulteriormente ad indebolire, in maniera non indifferente, le équipe assistenziali delle varie U. O. C., già comunque provate da un’organizzazione spesso inadempiente anche a Norme, a Regolamenti regionali ed ai Profili Professionali delle varie figure coinvolte.
Da sempre la CONF.A.E.L.. denuncia la carente e ignobile situazione nella quale infermieri ed O. S. S. lavorano presso questa A. S. L. alla quale chiediamo di rispondere, con la stessa solerzia con la quale intrattiene relazioni con la politica locale e regionale, illustrando, sia ai lavoratori sia ai cittadini, come intende pianificare e programmare la riorganizzazione e la distribuzione delle risorse umane, specialmente dinanzi all’eventualità che non vengano prorogati i contratti del personale di supporto (O.S.S.) e del personale infermieristico assunti a tempo determinato. Soprattutto per quanto riguarda gli operatori socio sanitari che, “grazie” all’emergenza pandemica hanno trovato occupazione presso codesta A. S. L, sono stati formati ed inseriti, seppur in modo sproporzionato e inappropriato, nelle varie équipe assistenziali, fornendo al processo di assistenza infermieristica e medica il dovuto apporto, in termini di competenze ed espletamento delle attività proprie del profilo di questa figura. Chi lavora, ed ha lavorato, presso questa azienda, sa che la figura dell’O. S. S., prima della pandemia da Sars-Cov2 era una figura mitologica, ed al personale infermieristico era demandato tutto l’onere dell’assistenza, ignorando, come detto sopra, Norme, Regolamenti e relativi Profili Professionali.
A tutti i lavoratori in generale vogliamo rivolgere la preghiera di non lasciarsi ammaliare dalle promesse fatte da taluni “sindacalari”, che oltre a fare proselitismo in maniera, a nostro parere, poco lecita e trasparente pur di accaparrarsi qualche iscritto in più, promettono stabilizzazioni o trattamenti di favore che non possono poi realizzarsi concretamente.
Alla Direzione Strategica alla quale comunque destiniamo, per conoscenza, questa lettera, chiediamo un pronto riscontro in merito a queste istanze, che non sia limitato a vaghi riferimenti al concorso che a ottobre partirà per l’assunzione di 30 operatori socio sanitari dinanzi a decine e decine di contratti che giungeranno al termine. Tutto quanto detto sopra, concorre all’erogazione di prestazioni e servizi che non raggiungono standard qualitativamente idonei e che spingono gli utenti a rivolgersi altrove, causando così anche una dispersione economica per le casse dell’Azienda Sanitaria Locale di Viterbo.
Restando in attesa porgiamo distinti saluti.
Il segretario provinciale della Confael Alessandro Stella