
Chi lo sapeva alzi la mano. Chi era a conoscenza che la zona dell’Acquarossa, dove la Conferenza dei servizi convocata in Regione la settimana prossima si appresta a dare il via libera al biodigestore, presenta nel suolo sostanze inquinanti? Cioè che ferro, manganese, fluoruri e arsenico (quest’ultimo però in minor quantità) presentano concentrazioni tra le 7 e le 9 volte oltre i limiti consentiti dalla legge?
Non lo sapeva nessuno, certo. Il Comune però sì. I risultati delle analisi dell’Arpa che certificano questa situazione sono arrivati infatti a Palazzo dei Priori nei mesi scorsi. Eppure, nonostante ciò, nessuno nell'”illuminata” amministrazione Arena ha pensato o voluto utilizzare questi dati per fermare il biodigestore, e non solo, con il rischio che ora potrebbe essere troppo tardi per opporsi al progetto, tanto che l’ordine del giorno approvato due giorni dal Consiglio e la conseguente seduta straordinaria convocata sempre per la prossima settimana appaiono provvedimenti assolutamente tardivi, presi senza convinzione sotto la spinta delle proteste dell’opinione pubblica.
A scoprire l’esistenza di questo rapporto dell’Arpa è stata negli ultimi giorni la consigliera comunale Luisa Ciambella, che all’inizio della settimana che viene, per cercare di mettere una pezza al buco del Comune, invierà tutto al ministero della transizione ecologica e alla Regione affinché intervengano per fermare questo nuovo scempio alle porte della città.
Durissima la consigliera Pd contro l’amministrazione Arena, che, in nome di una “trasversalità degna dei peggiori ergimi comunisti” (testuale), si è ben guardata dal prendere posizione, facendo finta che che i report dell’Arpa (uno di ottobre e l’altro di novembre 2020) non esistano. “Queste verifiche – spiega – attestano come la zona dell’Acquarossa non ha i requisiti ambientali per ospitare il biodigestore”. Né sussistono i requisiti, oltre che i presupposti paesaggisti, per far diventare la Teverina terra di conquista per progetti energetici di qualsiasi tipo, dalle pale eoliche ai pannelli fotovoltaici.
Quanto sta accadendo, ha detto ancora Luisa Ciambella, “è l’ennesima prova che l’amministrazione comunale si disinteressa del problema dei rifiuti e degli impianti selvaggi di energie alternative”. E pensare che a tutte queste cose sovrintende Giulio Marini, alter ego di Arena e assessore all’ambiente in Provincia. E’ proprio il caso di dire che con Marini e Arena in Comune, Panunzi in Regione e Battistoni in Parlamento siamo in mani sicure.