Mentre i contagi aumentano fa discutere la manifestazione che si è svolta sabato pomeriggio sotto il Comune con un centinaio di persone sul piede di guerra contro il green pass, che dal 26 agosto diventerà obbligatorio per determinate attività, in primis per chi voglia andare a trovare parenti e amici ricoverati in ospedale. Uno spaccato sociale vario e multiforme, quello che ha affollato piazza del Plebiscito, e generalmente poco incline a confrontarsi con chi la pensa diversamente, come dimostrano gli atteggiamenti di chiusura tenuti da alcuni nei confronti dei rappresentati della stampa arrivati in piazza per seguire l’evento.
Cento, 150 persone non sono poche per una provincia qual è Viterbo e anzi diventano abbastanza se si considera che sono scese in piazza in un caldo pomeriggio di luglio, quando la città è più vuota rispetto ai giorni precedenti. Tutte queste persone considerano il green pass, e di conseguenza la vaccinazione, la manifestazione di una presunta dittatura sanitaria, rivendicando il diritto alla liberta di scelta.
Senza voler entrare nelle solite disquisizioni riproponiamo al riguardo un’intervista pubblicata nei giorni scorsi dal Messaggero al direttore di Anestesia e rianimazione del Policlinico Gemelli, Massimo Antonelli: “I pazienti che ho avuto in cura e che si sono dichiarati non vaccinati si sono mostrati dispiaciuti del loro atteggiamento precedente, ed erano pentiti di non essersi vaccinati o per paura o per disinformazione”. “Sono persone – prosegue Massimo Andreoni, direttore di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma sempre al Messaggero – che di fronte alla malattia grave, seria si pentono di non essersi protetti. Alla domanda ma lei è vaccinato oppure no? capiscono subito che effettivamente se si fossero vaccinati probabilmente non sarebbero lì, o comunque avrebbero una prognosi sicuramente diversa. Questo ravvedimento è successo, succede e certamente è frequente. Appartengono più frequentemente agli indecisi più che alle persone fermamente convinte – spiega Andreoni -. Si tratta per lo più di soggetti avanti con gli anni, ma solo perché statisticamente sono più numerosi. Ma di persone pentite ne abbiamo viste di tutte le età”.